VICENZA – Sono stati denunciati in provincia di Vicenza due cacciatori che tenevano i propri cani con il collare elettrico, dispositivo il cui uso è stato recentemente confermato come reato dalla Cassazione. Lo rende noto un comunicato dell’Enpa, l’ente nazionale protezione animali, in cui si riferisce che i sequestri operati nell’immediatezza sono poi stati convalidati dall’autorità giudiziaria. Le guardie – si informa – “hanno verificato le schede tecniche degli apparecchi, notando che con il telecomando si poteva dare l’impulso che scatenava la scarica elettrica sul collo del cane fino alla distanza di un chilometro e mezzo; nelle modalità d’uso del telecomando stesso viene poi descritta la scala delle scariche, da 4 a 12, alla modalità 12 viene segnalato di usarla solamente per cani difficili o grossi e resistenti e per brevi periodi”.
Insomma “il collare è dotato di due elettrodi a punta che si trovano nella parte interna a contatto con la pelle del cane, il cacciatore quando vuole richiamarlo, oppure gli vuole fare cambiare direzione gli somministra una scarica che tramite i due elettrodi gli arriva alla pelle; la potenza e la durata della scarica vengono decise dal cacciatore nel momento in cui le invia, nei due casi denunciati, le guardie zoofile hanno notato che entrambi i cani non stavano bene, stressati e occhio allucinato“.
I cacciatori “si sarebbero difesi affermando che sono apparecchiature regolarmente vendute nei negozi autorizzati e che nessuno dei responsabili delle associazioni li aveva informati che non si possono usare“. L’Enpa ricorda che il passaggio della corrente elettrica nella zona topografica del collo va ad interferire con l’attività nervosa del nervo vago, responsabile ad esempio della conduzione dell’impulso elettrico al cuore e può causare alterazioni alla contrattilità miocardica.
E’ “un addestramento basato esclusivamente sul dolore“. Nella legge 157/92 – si aggiunge – il cane viene considerato “un ausiliario” ma per questo motivo naturalmente non perde il suo status di cane-animale d’affezione, un animale che è tutelato in maniera specifica dalle leggi, e la giurisprudenza è univoca nell’affermare che l’utilizzo del collare elettrico si prefigura come reato di maltrattamento. Renzo Rizzi ha aggiunto: “Lascia perplessi prendere atto che questi cacciatori utilizzino dei sistemi così barbari per educare i propri amici. Basterebbero un po’ di pazienza ed empatia”.