Roma, 23 dic. (askanews) - Preso a calci, bastonato e finito con una pietra in testa dopo un’interminabile agonia: così è stato ucciso il cane Moro a Breno, nei pressi del passo Crocedomini (Brescia), da due allevatori, padre e figlio, il 18 luglio del 2014. Oggi - fa sapere la Lega Anti Vivisezione - è stata emessa la sentenza che assolve gli autori dell’inaudita violenza: il fatto non sussiste, perché i due avrebbero agito per legittima difesa. "Una sentenza che ci lascia sgomenti – commenta Ilaria Innocenti, responsabile LAV Area Animali familiari –. La crudeltà inaudita e documentata dalle fotografie pubblicate su Brescia Oggi, non trova, a nostro avviso, spiegazione nella tesi della legittima difesa”. La LAV, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, chiede da subito al PM di ricorrere in Appello "affinché una simile violenza non rimanga impunita", e invita il testimone oculare della "macabra esecuzione", che scattò le immagini pubblicate sul quotidiano bresciano, "affinché esca dall’anonimato e racconti esattamente come si sono svolti i fatti".
Uno degli scatti testimonianza della violenza

BRESCIA – Preso a calci, bastonato e finito con una pietra in testa dopo un’interminabile agonia: così è stato ucciso il cane Moro a Breno, nei pressi del passo Crocedomini in provincia di Brescia, da due allevatori, padre e figlio, il 18 luglio del 2014. Ebbene: i due sono stati assolti. Il fatto non sussiste, stabilisce la sentenza, poiché – fa sapere LAV – secondo il giudice gli allevatori avrebbero agito per legittima difesa.

“Una sentenza che ci lascia sgomenti – commenta Ilaria Innocenti, responsabile LAV Area Animali familiari -. La crudeltà inaudita è documentata da fotografie e non trova, a nostro avviso, spiegazione nella tesi della legittima difesa”. La LAV, in attesa di leggere le motivazioni del pronunciamento, chiede da subito al pm di ricorrere in appello “affinché una simile violenza non rimanga impunita”, e invita il testimone oculare della “macabra esecuzione”, che scattò le immagini pubblicate “affinché esca dall’anonimato e racconti esattamente come si sono svolti i fatti”.

Condividilo!