(Se te la sei persa, ecco qui la prima parte)
CITTA’ VARIE – In programma un calendario di iniziative, in ambulatori e cliniche veterinarie: incontri informativi sulla patologia, sui sintomi e sulla prevenzione. La diagnosi tempestiva, assicurano gli esperti, e la terapia insulinica – accompagnata a stili di vita e alimentazione corretti – permettono al pet diabetico di vivere una vita normale. Ma “i proprietari devono essere consapevoli che anche gli animali possono ammalarsi di diabete, esattamente come l’uomo e con le stesse dinamiche”, interviene Marco Melosi, presidente Anmvi.
La concentrazione persistente di alti livelli di zucchero nel sangue, aggiunge Federico Fracassi dell’università di Medicina veterinaria di Bologna, “può portare a gravi complicazioni, con notevole ricadute sulla qualità e l’aspettativa di vita. Nel cane è molto frequente la cataratta“.
Spesso quando il pet arriva dal veterinario la malattia è già avanzata: “E’ necessario, dunque, fare attenzione ai primissimi sintomi, saperli riconoscere”, ammonisce Melosi. “Gli occhi del proprietario, come dice lo slogan della campagna, sono la loro voce”.
I campanelli d’allarme? Sete intensa, urinazione abbondante, perdita di peso, letargia (l’animale è meno attivo o dorme di più), occhi opachi, pelo rado, secco e opaco. Alcune razze canine sono più a rischio come Terrier, Schnauzer nano, Beagle, Labrador, Barboncino, Samoiedo e Golden Retriever. La malattia può manifestarsi fra i 4 e i 14 anni, ma il picco di prevalenza è fra i 7 e i 9 anni di età. Le femmine, soprattutto se non sterilizzate, sono colpite con una frequenza doppia rispetto ai maschi.
La presenza di fattori di rischio, avverte Carla Bernasconi, vice presidente Fnovi, “deve incentivare il proprietario a sottoporre il proprio animale a controlli periodici. La valutazione iniziale può essere semplicemente l’analisi delle urine per ricercare la presenza di zucchero. Se i risultati sono positivi o dubbi, si procede con la diagnosi per valutare i livelli di zucchero nel sangue.
Sono procedure semplici e sicure. E intervenendo con una tempestiva terapia insulinica, possiamo garantire elevata qualità di vita. Di pari importanza dieta e attività fisica, alla base anche della prevenzione”.
Il proprietario, conclude Melosi, “ha un ruolo decisivo”. Non solo nella diagnosi ma anche per garantire “una corretta aderenza alla terapia – conclude Melosi – I nostri amici ci danno dei segnali, a noi il compito di interpretarli”.