FIRENZE – Lui è daltonico, ma quanto al cuore distingue le sfumature benissimo: tanto che uno dei suoi dipinti in bianco e nero – rappresaglia al colore contro il suo daltonismo – in cui un bambino che pare uscito dalla via Pal abbraccia un cane di Sant’Uberto si intitola L’amico fedele. L’artista è Fabrizio Morosi, autore figurativo in mostra in questi giorni con una personale a Firenze, al secondo piano della sede del Consiglio regionale della Toscana. Una collezione espressiva, quella che compone la mostra Impressioni, dove nell’assenza di colore si esaltano le emozioni e si cristallizzano momenti, ricordi, linguaggi tra cui quello filmico e del fumetto. Evocante e rievocante; provocante, anche, nell’uso di materie inconsuete come gesso ortopedico o ovatta resi supporto a impasti di tinta per effetti inediti. E poi quella firma: la carta da gioco di cui Morosi non spiega il motivo pur assicurando che uno esiste.
“Il bianco e nero – spiega di sé e della sua azione artistica – è anche legato a un fattore intimo. C’è sempre, in fondo ai miei quadri, una sorta di ricerca di un tempo che ormai non ci appartiene più, e il bianco e nero mi aiuta a rendere le atmosfere di quel passato che tanto ricerco e un po’ anche rimpiango”. Fumettista per formazione e ormai anche per tensione del gesto, il suo pennello ferma attimi come dilatati. Così – come dell’archetto tirato sulle corde del violoncello di Dolce melodia si intuisce una durata sonora o del dito del bimbo che invita il suo cavallino al silenzio ne Il segreto si indovina il tempo del racconto – allo stesso modo ne L’amico fedele si intravede la ricerca consolatoria nell’abbraccio di quel cane solido e confortante nella sua piegolosità pelosa a cui il piccino quasi si aggrappa.
E torna se non la citazione almeno la suggestione del fumetto: proprio al Cane di Sant’Uberto (Chien de Saint Hubert) o Bloodhound pare si sia ispirato Walt Disney per creare il mitico Pluto.