NOTTINGHAM (Regno Unito) – La Carica dei 101 resterà confinata all’universo del cartoon. Infatti anche i cani, come gli umani, sono sempre meno fertili. In particolare i maschi. Una scoperta che può gettare nuova luce anche sul problema della sterilità dell’uomo, in quanto legato anche per i quattro zampe all’inquinamento ambientale: lo evidenziano gli scienziati della Facoltà di Veterinari della Nottingham University, che pubblicano i risultati della loro ricerca sulla rivista Scientific Reports.
Richard Lea e il suo team hanno analizzato campioni di sperma di diverse razze canine, raccolti in un arco di 16 anni: Labrador e Golden Retriever, Border Collie, Pastori tedeschi… In tutto hanno testato 1.925 campioni di liquido seminale di 232 diversi esemplari a un tasso compreso tra 42 e 97 cani ogni anno. Hanno rilevato innanzitutto un calo di motilità degli spermatozoi (la capacità di ‘nuotare’ in linea retta) del 2,4% l’anno dal 1988 al 1998. Dal 2002 al 2014, invece, gli scienziati hanno calcolato un calo del 1,2% ogni anno. Hanno confermato poi la presenza di sostanze chimiche ambientali come Pcb (policlorobifenili) e ftalati nel liquido seminale degli animali.
“Perché abbiamo scelto il cane? Perché i cani – spiega Lea – vivono nelle nostre case, a volte mangiano lo stesso cibo, sono esposti agli stessi contaminanti ambientali. Quindi l’ipotesi di fondo è che il cane possa davvero rappresentare una sentinella per l’infertilità umana“. Il declino della qualità dello sperma canino, comunque, per il momento, non significa la fine del cane come specie. “E’ molto improbabile – assicura Lea – ed è anche molto difficile dire a che punto diventerà un problema“.
I ricercatori precisano anche di aver rilevato un aumento dei casi di criptorchidismo – la mancata discesa di uno o entrambi testicoli nello scroto – nei cuccioli dei cani nel corso degli anni di studio, e una evidente connessione tra l’esposizione a sostanze chimiche ambientali e declino della fertilità. Come questo processo negativo funzioni, però, non è ancora chiaro. “Siamo esposti a un cocktail di sostanze. E diventa ancora più complicato studiare gli effetti delle miscele di queste sostanze chimiche. La difficile fase successiva sarà dunque capire come tutto questo agisce sulla fertilità umana“, conclude Lea.