LODI – Dodici persone indagate, due sottoposte agli arresti domiciliari e 30 cuccioli di cane sequestrati. Questi i risultati dell’operazione Oro dell’est condotta dal Corpo forestale dello Stato a Lodi. Cuccioli di razze pregiate importati illegalmente dall’Ungheria all’interno di contenitori di cartone o cassette da frutta, privi di luce ed aria, e messi in vendita in Italia attraverso vari canali a prezzi di mercato. E’ quanto emerso dalle indagini che hanno sgominato un’associazione a delinquere dedita al traffico internazionale di cuccioli di cane e che ha portato all’arresto di due persone per maltrattamento e traffico illecito di animali e al sequestro di trenta esemplari in pessime condizioni igienico-sanitarie.
All’operazione, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lodi Emma Vittorio, hanno preso parte oltre venti unità del comando provinciale di Lodi del Corpo forestale dello Stato. L’attività investigativa ha consentito anche l’individuazione di numerosi fiancheggiatori dell’associazione, tra cui due medici veterinari e titolari di esercizi commerciali specializzati nella vendita di animali da compagnia. L’associazione a delinquere ha coinvolto a vario titolo dodici persone, ognuna con un preciso ruolo: dalla ricerca degli esemplari da ‘importare’ al loro trasporto, dalla temporanea stabulazione alla falsificazione dei documenti, dalla messa in vendita alla consegna ad inconsapevoli acquirenti.
Le ipotesi di reato attualmente contestate sono: associazione a delinquere, traffico illecito di animali di età inferiore alle dodici settimane, esercizio abusivo della professione medica, frode in commercio, maltrattamento di animali e detenzione produttiva di gravi sofferenze e ricettazione. L’importazione illegale riguardava razze pregiate di taglia piccola quali: Barboncini, Spitz, Chihuahua, Maltesi Bouledogue francesi provenienti. I cuccioli venivano prelevati e trasportati in Italia all’interno di contenitori assolutamente inidonei e contrari alla natura degli animali, dentro i bagagliai delle auto, privi di luce ed aria. Venivano poi sottoposti a sevizie, vessazioni e maltrattamenti insopportabili con trattamenti sanitari inutili e dannosi per mascherare eventuali patologie e con età inferiore rispetto a quella dichiarata all’atto di vendita. Il reato di maltrattamento, inoltre, è aggravato dalla successiva morte di molti esemplari a cause delle patologie che presentavano e in assenza delle idonee coperture vaccinali.
I due medici veterinari, coinvolti nell’attività illecita, inoculavano i microchip negli animali compilando falsi libretti sanitari, manomettendo l’età, la provenienza e le condizioni sanitarie dei cuccioli che spesso risultavano affetti da patologie altamente infettive quali la parvovirosi (ormai debellata nell’intero territorio nazionale). Questa ‘ripulitura’ rendeva i cuccioli pronti per essere immessi sul mercato grazie alla falsificazione dei documenti e una volta giunti a destinazione venivano venduti attraverso vari canali a prezzi di mercato. Prevalentemente venivano venduti da un membro dell’organizzazione che si presentava ai clienti quale allevatore. Le indagini hanno interessato anche strutture commerciali di varie provincie della Lombardia che acquistavano i cuccioli dagli indagati per rivenderli successivamente come cani italiani provenienti da allevamenti di fiducia. A carico di questi soggetti è stato configurato il reato di frode in commercio e ricettazione.