LIBRERIA – C’è un cane tra i protagonisti de La storia di Kullervo, l’inedito di John Ronald Reuel Tolkien che – dopo il ‘debutto’ nel Regno Unito il 27 agosto scorso a cura di Verlyn Flieger, scrittrice e allieva dello stesso Tolkien – arriva da oggi anche in Italia per i tipi di Bompiani e la traduzione di Luca Manini e Stefania Marinoni. Il creatore della saga del Signore degli Anelli scrisse questo racconto, rimasto incompiuto, durante gli anni universitari ad Oxford. Il manoscritto reca la data del 1914. L’opera fu palestra dei tratti epici e misteriosi su cui poi si sarebbe fondata l’elaborazione letteraria delle leggende tanto care all’autore.
E tra i protagonisti, si diceva, c’è Musti, il cane nero dotato di quei poteri magici che Kullervo ‘assorbirà’ durante gli anni dell’infanzia per poi servirsene al momento di consumare la propria vendetta. Kullervo, figlio di Kalervo, è forse il personaggio più oscuro e tragico di Tolkien che lo definisce “l’infelice Kullervo”. E’ uno sfortunato orfano, avviato a un tragico destino e cresciuto nella casa dell’oscuro mago Untamo che aveva ucciso suo padre, rapito sua madre che per tre volte ha cercato di ucciderlo quando era ancora un bambino. Kullervo non ha nulla al mondo se non l’amore della sorella gemella, Wanona, e la protezione che Musti gli assicura grazie ai suoi poteri sovrannaturali.
Quando viene venduto come schiavo, il ragazzo giura di vendicarsi del mago. Tolkien scrisse che La Storia di Kullervo era il suo tentativo di creare una leggenda originale, oltre che un nodo importante nelle vicende della Prima Era: Kullervo infatti è antenato di Túrin Turambar, l’eroe tragico e incestuoso del Silmarillion. Con la sua potenza narrativa autonoma, La Storia di Kullervo è un tassello fondamentale nella struttura del mondo creato da Tolkien. Viene qui pubblicata per la prima volta con annotazioni, saggi e altri materiali sull’opera che ha ispirato l’autore, il Kalevala, un poema epico composto da Elias Lönnrot nella metà dell’Ottocento sulla base di poemi e canti popolari della Finlandia e che ispirò, tra l’altro, il settimo dei poemi sinfonici del compositore Jean Sibelius intitolato proprio Kullervo.