TRIESTE – Il dna per rintracciare il cittadino che non raccoglie le feci di Fido: ci sta pensando Trieste, la cui amministrazione comunale sta valutando la fattibilità e i costi di una simile operazione che consentirebbe di arrivare a sanzionare anche ‘in differita’ il cittadino indisciplinato. L’idea è venuta per arginare un malcostume – quello di non raccogliere la pupù del quattro zampe – che sta rendendo le strade del centro e della periferia una specie di campi minati in rettilineo. Il punto è che nel capoluogo giuliano vivono, mangiano e quindi sporcano 21mila cani. Tanto amore, tanta pappa, tanta cacchina che ok, porterà pure fortuna ma come in tutte le cose si sa: il troppo stroppia. E allora che fare? Il comune sta valutando l’esame del dna.
Agli agenti di polizia municipale o alle guardi ambientali andrebbe il lieto compito di raccogliere i campioni da recapitare in laboratorio, dove i dati scientifici andrebbero incrociati con quelli di un prelievo ematico del cane. Così si individua il proprietario che zac! In quel caso ‘pesta’ la contravvenzione. Unico neo: l’esame del sangue da effettuare prima a tutta la popolazione canina che, affinché la pratica si riveli efficace, va schedata zampa a zampa. Dal consiglio comunale fioccano le prime reazioni, tra chi la butta in burletta e chi apprezza lo sforzo di mettere a sistema un metodo che riporti decoro anche olfattivo in strade che ormai hanno perduto la camminabilità. Di certo, la messa a punto di un simile provvedimento non è una bazzecola ma, se Trento ci riuscirà, potrebbe fare da apripista a una serie di iniziative analoghe in altre città italiane.