Avere un cane è anche un atto di responsabilità
Avere un cane è anche un atto di responsabilità

AMALFI/PADOVA – Arrivano da Amalfi, in provincia di Salerno, e da Piove di Sacco, in provincia di Padova, due storie di rieducazione. Perché avere un cane, si sa o si dovrebbe saperlo, oltre che un atto di amore è anche gesto che richiede responsabilità, a cominciare dalla scelta del cane per continuare con la sua cura, educazione, conduzione. E quando questo secondo segmento del rapporto uomo-cane manca, allora va costruito. Procedono in questa direzione le disposizioni che la polizia locale ha emesso nei confronti di due ‘coppie’ cane-padrone in cui il quattro zampe aveva morso persone. Benché la legge consenta di procedere all’abbattimento del cane a seguito di episodi di aggressività, in questi due casi con una decisione illuminata le istituzioni hanno scelto il percorso del recupero, obbligando cane e proprietario a seguire dei corsi di educazione. Ma vediamo le due storie.

Il dogo argentino: come è da cucciolo, e poi da adulto
Il dogo argentino: come è da cucciolo, e poi da adulto

Ad Amalfi protagonista della vicenda è un dogo argentino che il 29 dicembre 2015 aggredì, provocandogli diverse ferite da morso al collo e al braccio, un 33enne in visita al cimitero di Vettica. Il sindaco Daniele Milano ha emesso adesso un’ordinanza che divide a metà la colpa dell’episodio tra cane e proprietario – il custode di quello stesso cimitero, che aveva lasciato il suo cane in libertà – disponendo per l’umano l’obbligo di seguire un corso di conduzione e per il molosso un ciclo di terapia comportamentale. Fin quando l’animale non sarà ritenuto rieducato e finché il possessore non sarà ritenuto in grado di gestirlo, il cane rimarrà affidato a una struttura specializzata in animali con problemi di comportamento. Il cane dovrà essere affidato a tale struttura dal proprietario, che dovrà darne comunicazione al Comune e all’Asl. E poi cominciare il percorso di rieducazione. Il sindaco, nell’adottare questa decisione, ha recepito le indicazioni del servizio veterinario dell’Asl che consigliava tra l’altro “un corso specifico per la conduzione e detenzione di tali animali al fine di acquisire la conoscenza e competenza necessaria del caso in questione”.

boxer
Un boxer adulto, e nel riquadro la versione cucciolo

Ancora un morso, questa volta a un vicino di casa, è stato il gesto che ha originato la storia di Piove di Sacco. Il boxer che lo ha inflitto verrà ora iscritto in uno speciale elenco dei cani mordaci ma a parte questo, la sua proprietaria è obbligata con un’ordinanza a seguire il corso che le conferirà il ‘patentino’ per poter tenere con sé il suo cane. Dopo il morso, la vittima si era recata al pronto soccorso per le medicazioni. Da lì è partito l’iter che ha portato innanzitutto a condurre verifiche sul boxer – risultato sano – e sulla sua proprietaria, che invece si è dimostrata priva delle necessarie competenze per gestirlo. Da qui l’obbligo, come recita l’ordinanza, di frequentare un “percorso formativo-informativo finalizzato al conseguimento di specifico patentino per la corretta gestione e conduzione del cane di proprietà a tutela della pubblica incolumità“. La padrona del boxer dovrà seguire il corso base e quello avanzato e sono previste almeno 14 ore di frequenza con tanto di esame finale. Una volta ottenuto il patentino dovrà esibirne copia al sindaco e al responsabile del Presidio veterinario dell’Usl 16 entro 60 giorni per poter riavere il cane.

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