PISA – E’ il contagio emozionale: l’empatia, ritenuta normalmente appannaggio dell’essere umano in quanto portatore di emotività e affettività. Presuntuosi, noi bipedi. Sì perché anche i cani sono capaci di empatia non solo con l’uomo e in particolare con il loro ‘capobranco a due zampe’, ma anche nei confronti dei loro consimili. Insomma, degli altri cani. A riscontrarlo uno studio condotto dalle etologhe del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa ricerca scaturita dall’analisi di quei dati è stata pubblicata sull’ultimo numero della Royal Society Open Science (23 dicembre 2015) e si propone di dimostrare la presenza dell’imitazione della mimica facciale nel cane domestico, ovvero il Canis lupus familiaris.
, osservando scientificamente e filmando – nel corso dell’agosto 2012 – le interazioni di gioco di 49 cani in un parco di Palermo. LaEbbene, lo studio testimonia la capacità del cane di recepire le emozioni di un suo simile, probabilmente per imitazione. L’individuo che riceve l’emozione imita a livello inconscio l’espressione del volto – e in questo caso del muso – dell’individuo che la emette. Il fenomeno era stato osservato sinora unicamente presso i primati non umani e umani, presso i quali si sa che è presente uno specifico gruppo di neuroni – i cosiddetti ‘neuroni specchio’ – deputati a questa attività e che producono azioni affini tra simili. Tra i cani, però, non lo si era mai verificato. Ora sì. La ricerca made in Italy ha osservato un’imitazione ricorrente nei comportamenti di gioco, tra posture e atteggiamenti della bocca, nel 77% dei casi. Nel giro di meno di un secondo, il cane che non ha avviato la sequenza di gioco imita l’altro. Se i due animali già si conoscono per essersi già incontrati ed aver dunque già stabilito un legame sociale, il lasso di tempo in cui scatta l’imitazione è ancora inferiore.
Secondo le ricercatrici, questo fenomeno automatico e involontario potrebbe costituire una forma di comunicazione e in effetti, presso gli umani, l’imitazione di una mimica permette di condividere lo stato d’animo della persona ‘copiata’. Nel caso di questo esperimento con i cani, l’emozione condivisa è la motivazione a giocare. Più il fenomeno imitativo è presente nelle interazioni tra i due cani, più la sessione di gioco sarà prolungata. Adesso serviranno altre ricerche, questa volta basata sul lupo, per scoprire se il processo imitativo sia dovuto all’addomesticamento subìto dal cane o se si tratti di un comportamento atavico, dovuto all’evoluzione di tutti i carnivori sociali.