ROMA – Una crescita del 10% nell’ultimo anno, un giro d’affari che copre il 5% di tutto il petfood nazionale superando i 2 milioni di euro con incremento del 3.8%; il tutto condito da scetticismi e critiche: è la dieta Barf (acronimo di Biologically Appropriate Raw Food), il nuovo modo di nutrire i propri cani. Via crocchette e scatolette, avanti la carne cruda fresca, ossa edibili e organi.
Già affermata in paesi come Germania e Regno Unito, le prime aziende distributrici di Barf in Italia sono sorte solo negli ultimi 5 anni. Ma il grande balzo è affare – letteralmente – degli ultimi mesi. La filosofia nutrizionale alla base del regime è ricondurre il cane al suo stato primordiale di cacciatore e carnivoro.
La carne non viene lavorata come per l’alimentazione umana, ma abbattuta così da eliminare tutti i batteri. Pelo lucente, miglioramento del tono muscolare e della capacità di movimento pare siano effetti circa immediati.
La scienza si divide, con i detrattori che la trovano troppo proteica e povera, invece, del necessario apporto vitaminico per un amico a quattro zampe che dai primordi da predatore solo carnivoro ha percorso un tragitto evolutivo anche sotto il profilo della capacità digestiva e del fabbisogno nutrizionale.