CAMPIGLIA (Livorno) – Chi arriva o parte alla stazione di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, trova una zampa tesa: è quella di Lampo, il cane viaggiatore. La sua storia inizia nel 1953, quando il cagnolino pezzato, faccia allegra e occhietti vispi, irruppe nel tran tran della cittadina e del piccolo scalo ferroviario scendendo giù da un treno merci.
La figlioletta del capostazione di allora, Mirna, si innamorò subito di quel quattro zampe dall’aria furbetta e implorò il papà Elvio Barlettani di fare uno strappo alla regola e lasciare che il cagnolino spuntato come un lampo – donde il nome – da chissà dove rimanesse lì almeno per quella notte. Ma poi come resistere? Passarono le notti ma anche i giorni, e Lampo diventò la mascotte della stazione di Campiglia Marittima e dei convogli che vi transitavano, sempre al fianco di Virna e del suo papà un treno dopo l’altro, coincidenza dopo coincidenza, vagone ristorante dopo vagone ristorante.
Nessuno sapeva resistere alla sua giocosità, e lui si godeva tranquillo e sereno tutte le coccole e i bocconcini che passeggeri e ferrovieri gli riservavano. Finché non se ne accorsero da Firenze i vertici delle ferrovie. E niente: Lampo non poteva continuare la sua vita di cane viaggiatore. Barlettani, a malincuore, decise di affidare il cane a un amico calabrese.
Lo mise su un treno merci diretto al Sud e lo allontanò così. Non durò: Lampo ormai era un viaggiatore per davvero, e da solo riuscì a ritrovare la strada per quella che ormai considerava la sua casa. Stanco ed emaciato, senza pelo, cinque mesi dopo eccolo ricomparire alla stazione di Campiglia Marittima per la commozione degli abitanti, dei ferrovieri, di Barlettani e della piccola Mirna.
Da quel momento a Firenze decisero di chiudere un occhio, anche due, e lasciare che il cane rimanesse nel suo luogo del cuore. Un treno lo aveva portato a Campiglia, un altro treno aveva tentato di portarlo lontano da lì, e un treno la ebbe vinta sulla sua vita, travolgendolo nel 1961 durante una manovra.
Ma Lampo a Campiglia è rimasto in quella statua di marmo, e da lì continua a tendere la sua zampetta a chi arriva in stazione. La sua storia rimane eterna in quella scultura, ma anche in un libro scritto proprio da Barlettani dal titolo Lampo il cane viaggiatore e in una canzone composta per lui da Joe Natta.