Cosa si sa dello sheepdog in Italia e della sua storia nello Stivale? Poco, per non dire punto. Di questa affascinante disciplina nata in Inghilterra si sa appunto la storia d’Oltremanica, ma su quando come e perché da lì si arrivata dal nostro lato delle Alpi regna il mistero più fitto. Regnava, anzi.
Sì perché dalla sua Casa Vaikuntha Alessandro Coppola ha deciso di non rassegnarsi al buio delle pagine dello sheepdog italiano e di riempirle con storia e memoria di Laura Piperno, figura di riferimento storica dello sheepdog in Italia nonché fondatrice dell’ISDA, Associazione Italiana Sheepdog, organismo dell’ISDS, International Sheep Dog Society. A Coppola, Laura Piperno ha concesso una lunga intervista in cui – a partire dalla sua esperienza individuale – ricostruisce l’avventura collettiva della conduzione del gregge e del cane da pecora in Italia.
Il bello è che Alessandro ci ha concesso, oggi, di ospitare integralmente il suo lavoro qui nella nostra #DOGmenicaSportiva. Non anticipo niente e lascio la parola a lui, a Laura Piperno e a Casa Vaikuntha. Buona lettura. Grazie Alessandro.
di Alessandro Coppola
Chi è Laura Piperno? Laura Piperno è una risorsa di grande valore per tutti coloro che sono appassionati di sheepdog. E’ stata fondatrice e primo presidente dell’ISDA, Associazione Italiana Sheepdog. Ha partecipato a numerosissime gare in Italia e all’estero con i suoi bordercollies. E’ stata la prima italiana invitata a partecipare ai Continentali nel 1998 in Austria. Ha partecipato con i suoi 2 cani, Coed Nan e Dolwen Moss, al primo World Trial nel 2002 a Bala, Galles. Ha conosciuto i migliori handlers di tutta Europa e i giudici dell’ISDS, International Sheepdog Association, fin dagli inizi. Da alcuni anni abbiamo la fortuna di conoscere Laura Piperno che ci ha più volte regalato racconti affascinanti sullo sheepdog. Numerosi aneddoti relativi alle origini in Italia. Memorie preziose che riteniamo vadano condivise e soprattutto non perse.
Ma è proprio ciò che maggiormente ammiriamo in lei, ovvero la sua visione dello sheepdog, che ha rafforzato in noi l’idea di intervistare una donna di cui abbiamo sempre stimato, oltre alle grandi esperienze tecniche, anche la sincera passione e la generosa disponibilità che offre a tutti coloro che la avvicinano. Ne è nata così l’intervista che segue: i pionieri dello sheepdog italiano.
Laura vuoi raccontarci come e quando hai conosciuto lo sheepdog? Avevo sempre avuto il pallino delle pecore e quando sono arrivata ad abitare qui a Frazione Ranello di Castelnuovo Don Bosco più di 30 anni fa ho comprato 10 pecore biellesi, erano enormi. Le tenevo in una specie di scarpata dove c’era non proprio una stalla ma una tettoia bassissima. Queste pecore stavano lì e non c’era alcun modo di tirarle fuori, proprio non si riusciva a spostarle.
Avevo sentito parlare dei bordercollies, un mio amico andava in Gran Bretagna e gli ho detto; “Se vedi un border, un cucciolo, prendimelo”. E così ho avuto il mio primo border: Meg, una cagna split face. Però non sapevo come addestrare questo cane. Io e dei miei amici le avevamo messo una enorme corda lunga e poi le facevamo fare cose assurde. La facevamo entrare in quel posto dove le pecore si mettevano per tirarle fuori. Lei era piccola, avrà avuto 6 mesi, ma in effetti andava dentro e le spingeva fuori, aveva l’istinto di girare intorno alle pecore. E così, più o meno, ho cominciato.
ADDESTRAMENTO – Nel frattempo c’erano altre persone che avevano i bordercollies. Marco Abrate e Donatella Muirhead sono stati i primissimi in Italia, però non ci si conosceva. Donatella Muirhead ne sapeva un po’ di più perché era scozzese di origine. C’era anche Maria Teresa Garabelli che voleva allevarli. Poi la Garabelli ha chiamato in Italia gli Svizzeri a fare un corso, il primissimo corso nella storia dello sheepdog in Italia.
Io sono andata a questo corso con la mia cagna Meg ancora piccolissima ma avevo letto un libro di H. Glyn Jones, Bodfari e quindi sapevo che c’era un metodo di addestramento differente. Così abbandonai il corso. Ho continuato per conto mio a cercare di fare qualcosa con Meg, seguendo il libro di H. Glyn Jones, Bodfari.
Purtroppo però Meg è improvvisamente morta, probabilmente aveva un tumore al cervello. Un giorno mentre stavamo lavorando ha avuto una crisi convulsiva, dopo tre ore un’altra, dopo due un’altra ancora, l’ho caricata in macchina per portarla in clinica e durante il viaggio è morta. È stata una cosa orrenda.
POI E’ ARRIVATA JILL – Nel 1990 Luca Picchi mi ha dato una cagna che aveva preso da Thomas Longton, figlia di una cagna di Thomas Longton e del cane di Simon Mosse. Si chiamava Jill, era una cagna a pelo raso bianca e nera. Lui l’ha tenuta per un po’, aveva iniziato ad addestrarla con gli svizzeri e poi me l’ha data. Jill aveva un po’ d’occhio. Io ho continuato ad addestrarla e l’ho portata a una delle primissime gare che ci sono state in Italia, in Umbria, su delle pecore sarde da latte che non avevano mai visto un cane, in un posto molto bello ma dove c’era un’erba altissima.
Jill era bravissima, era una natural outrunner, è andata dietro con un bellissimo outrun, si è fermata e non si è più schiodata da lì. 15 Minuti. Destra, sinistra, vieni avanti … niente da fare. Sono andata a prenderla, sono tornata indietro e ho detto al giudice Norman Seamark, allora presidente dell’ISDS: “Beh, non può che migliorare!” E infatti è migliorata. Ha vinto un sacco Jill, ha vinto in Svizzera tantissimo, era un buon cane.
SIMON MOSSE – Siccome Jill era figlia del cane di Simon Mosse, ho pensato di andarlo a conoscere. Quando l’ho incontrato gli ho chiesto di venire in Italia a insegnarci un po’. Mi era piaciuto molto come persona ed era molto disponibile, era giovane, eravamo tutti giovani. L’accordo era stato “Vieni ogni due o tre mesi, fai un clinic, noi proviamo e poi torni.” Ed è stato così.
A CASA DI LAURA PIPERNO LA STORIA DELLO SHEEPDOG IN ITALIA – E’ stato un periodo molto divertente perché venivano tutti a casa mia. C’erano Marco Abrate, Luciano Caio, Simone, tutta gente che aveva pecore da reddito, gente che pensava “questo serve a noi”. C’era anche Domenico Rosso, che avrebbe messo su un grosso allevamento di pecore e capre da latte per fare formaggi, ed Eros Tondella, che stava in montagna e aveva capre e pecore.
Venivano tutti a casa mia, si portavano i sacco a pelo, portavano tutti qualcosa da mangiare. È stato un periodo molto molto bello. La sera, dopo aver allenato i cani tutto il giorno, si discuteva con Simon, c’era molta passione, molto entusiasmo. Ed è andata avanti così per diversi anni, credo 3 o 4 anni. Simon è sempre venuto, ci ha aiutato un sacco.
H. GLYN JONES, BODFARI – Avevo preso contatto anche con H. Glyn Jones, Bodfari, perché avevo partecipato a un clinic che aveva fatto in Austria e lo avevo invitato. Anche Glyn è stata una persona generosissima. Ci ha insegnato molto. Poi anche Norman Seamark e Sue Main. I giudici dell’ISDS, International SheepDog Association, erano disponibilissimi, e lo sono ancora, a spiegarti, a insegnarti, sempre pronti a dire “Ma vengo, ti aiuto, vieni da me, venite da me”. È stato bello.
Ma nessuno in quel momento viveva di sheepdog e neanche aveva idea di tirar fuori dei soldi dallo sheepdog. E neanche se ne spendevano in realtà. Perché Simon veniva gratuitamente, ed è venuto per lungo tempo gratuitamente. Anche Glyn veniva gratuitamente. Più avanti, quando cominciammo ad organizzare degli stages, veniva pagato, ma proprio poco.
Come mai queste persone venivano gratuitamente? Perché l’ISDS aveva dato indicazione di aiutare la crescita dello sheepdog in Italia. C’era stato questo impegno. Infatti nello statuto dell’ISDA, Associazione Italiana Sheepdog, che si ispira alle linee guida dell’ISDS, puoi trovare che uno degli scopi dell’associazione è proprio quello di “incoraggiare ed aiutare con consigli, corsi di addestramento, informazioni tutti i pastori e gli allevatori di bestiame per tutti gli aspetti pertinenti agli sheepdogs per la formazione ottimale della coppia cane-padrone nel lavoro di pastorizia”. E non è solo una regola scritta nello statuto, è proprio questa la filosofia e lo spirito dello sheepdog.
Durante questo periodo di apprendimento dai giudici ISDS facevate anche gare? Sì, si andava in giro a far gare, all’estero, andavi in Svizzera, in Austria, in Germania e lì incontravi i giudici che erano e che sono sempre disposti a spiegare, suggerire e aiutare.
E in Italia? nessuna gara in Italia? Il gruppo nel frattempo si era un pochino ampliato ma il nostro problema era che non c’erano le pecore disponibili per le gare, non si riusciva a far niente. Forse prima del 1998, non sono sicura, abbiamo organizzato una prima gara a Buttigliera d’Asti presso un’azienda agricola, su delle pecore biellesi che non avevano mai visto un cane da pastore. Poi un’altra a Riva di Chieri dove ho vinto con Jill. Più avanti abbiamo organizzato una gara a Cavalese e per fare ciò abbiamo costituito l’associazione ISDA. Ma dopo la gara di Cavalese la segretaria ha sciolto l’associazione a nostra insaputa.
Poi avete nuovamente costituito l’associazione ISDA, e tra l’altro tu eri il Presidente, e lo sei stata per moltissimi anni. Ma per quale motivo avete creato questa associazione? L’ISDA è stata fondata perché si cercava di tenere lo sheepdog sotto le regole dell’ISDS, in modo che i cani non venissero selezionati e allevati dal punto di vista morfologico bensì dal punto di vista delle capacità lavorative, di carattere e di addestrabilità, e anche perché lo sheepdog fosse vincolato all’allevamento degli animali da reddito così come l’ISDS dice, cioè come uno strumento di lavoro per chi aveva le pecore, prima di tutto. In Germania per esempio per andare a una gara di sheepdog veniva imposto che il cane avesse fatto uno show di bellezza e avesse avuto una votazione di buono o molto buono. Inoltre non potevi avere un cane iscritto ISDS e FCI, anche se molti ce l’avevano in segreto.
CANE DA LAVORO – In questo modo, tutto il lavoro di selezione fatto da secoli basato SOLO sulla capacità di lavoro poteva andare a carte e quarantotto. Quando cominci a dire “voglio i cani belli e buoni” arriva il pericolo. Quando hai un cane buono e scegli di non riprodurlo perché ha l’orecchio giù, o perché ha l’orecchio su, o perché ha il pelo raso – all’inizio il pelo raso non lo accettavano – o perché il colore dominante è il bianco, ecc. ecc. hai già tolto dal pool genetico un cane che poteva invece essere utile. Per me non ha senso.
Poi, a un certo punto, il Comitato organizzativo dei continentali. di cui io facevo parte, ha deciso che ogni nazione doveva avere una sola associazione di riferimento. Allora tutti in Europa hanno deciso. Tutti hanno deciso, ma per noi in Italia non è stato possibile arrivare a un accordo tra ISDA e CLB/ENCI. Allora il Comitato si è incaricato di decidere per noi (ovviamente io non ho preso parte alla decisione) e ha scelto che l’associazione di riferimento in Italia sarebbe stata l’ISDA.
Dopo Meg e Jill che cani hai avuto? Dopo Jill è arrivata Eve che ho preso perché mi faceva pena, era una sorella della cucciolata di Jill ma era una cagna molto sensibile, diciamo sensibile ma era svitata, aveva paura praticamente di tutte le persone e non potevi usarla perché era troppo spaventata. Poi è arrivata Broadhead Lady. Era una cagna molto grossa della linea di sangue di Thomas Longton. Era un cane molto forte ma con le capacità che io avevo all’epoca non ce la facevo ad addestrarla. Non era nemmeno molto entusiasta. Ma ha fatto degli ottimi figli.
E poi è arrivato Pip… Ed è stato un grandissimo cane. L’ho preso in Irlanda, l’aveva trovato per me Simon Mosse. Pip era figlio di Pip di Tim Flood, 3 volte campione nazionale irlandese, e di Pop, la madre, sempre di Tim Flood. Pip era un cane molto intelligente, molto generoso, molto forte. Era stretto nell’outrun però non disturbava le pecore e quindi non veniva penalizzato normalmente dai giudici. Era un gran cane. Pip è morto presto per un tumore al fegato, è morto prestissimo.
DOLWEN MOSS – Dopo di lui c’è stato Dolwen Moss. Era il cane di Raymond Macpherson, che ha fatto i continentali l’anno in cui me l’ha dato, credo fosse il 1995. Il cane aveva 3 anni. Quando Raymond ha finito i continentali mi ha detto “Vuoi comprarlo? Te lo vendo” e io ho detto “Si!” e l’ho comprato. Quel cane mi ha insegnato un sacco perché era un cane addestrato a livello professionale da Raymond, aveva un outrun perfetto, un lift perfetto, un fetch perfetto. Tu non facevi niente.
Era il primo cane venuto in Italia che faceva un outrun buono. Credo abbia dato anche agli altri l’idea di che cosa fosse un outrun, di che cosa fosse un lift e di che cosa fosse un fetch. Lui mentre girava guardava le pecore e quando arrivava dietro sapeva a che distanza doveva stare e con che passo lavorarle. Da solo.
Dolwen Moss mi ha insegnato molto pur non essendo un cane eccelso, secondo me, perché era un po’ pigro. Ti mollava a metà se gli chiedevi troppo. Non in gara, ma nel lavoro si. Mi ricordo una volta sulla collina, faceva un caldo insopportabile, io dovevo portare giù le pecore. C’era sempre stato un rigagnolo d’acqua in quel punto, lui ha cercato l’acqua ma non c’era più, mi ha guardato e mi ha detto “sai che c’è? Io me ne vado” Oh, mi ha mollato lì. In mezzo alle vigne!
Con Dolwen Moss hai partecipato al Continental Championship in Austria nel 1998. Sei stata la prima e unica italiana a partecipare. Mi racconti come è andata? Sapevo che esistevano i Continentali ma era una cosa del tutto inarrivabile per me, non ci pensavo neanche di poter partecipare. L’ISDS ha mandato una lettera a me e a Donatella Muirhead invitandoci a partecipare al Continentale. Io ho pensato “Come faccio ad andare al Continentale?” Poi mi hanno detto “Tu fai così, così e così” E io sono arrivata al Continentale in Austria, organizzato da Fritz e Sandra Mayerhofer che erano miei amici. Donatella non era potuta venire.
Dopo Dolwen Moss che cani hai avuto? E’ arrivata la mia cagna Coed Nan, forse la più amata tra i miei cani. Nan è un cane che ha una storia divertente. Armando Tonelli aveva comprato un cane mio, Tweed, e dopo un paio d’anni mi aveva detto “Vorrei una femmina, se vai in Galles comprami una femmina”. Io vado su e dico a H. Glyn Jones, Bodfari “Hai una cucciola femmina da vendermi per un mio amico?” e lui dice “Si” e mi dà Nan, Coed Nan. Coed era il prefisso dei cani di John Griffith, Nan era Bwlch Ross da parte di padre e la madre era Coed Bep perciò aveva il sangue della mitica Bwlch Bracken. Io prendo questa cagna, che aveva 60/70 giorni, e me la porto dietro. Questa cagnetta era piccolissima, con due occhi tondi così, Io dico che aveva il senso dell’umorismo.
Quando l’ho portata da Armando non volevo dargliela. Però ho detto “Non è possibile, vado a comprare il cane per qualcuno e poi non glielo do, non si può”. Infatti gliel’ho data. Lei non era contenta. Comunque, dopo un anno e mezzo circa, Armando mi telefona e mi dice che il cane non va e non lavora. E io: “Come non lavora? Figurati, lavorava quando aveva 70 giorni!”. Vado a vedere. Lui prende la cagna, la porta dalle pecore con un cordino, le pecore erano là e lei guardava dalla parte opposta. La porta dall’altra parte, le pecore erano là e il cane guardava dalla parte opposta. Il cane non guardava le pecore. Un rifiuto totale.
E io ho pensato “Che strano, fammi provare”. Prendo il cordino, la porto, faccio “ch ch ch” e lei boom, parte. Aveva il problema di non trovarsi con Armando, che peraltro è una persona perbene.
NAN MIA – Allora gli ho detto “Dammela”. Ma lui “Non so, è la cagna di mio figlio” che era un ragazzino e io “è un cane da lavoro cavolo mica è un pet” e allora lui disse “portatela a casa e poi vediamo”. Il giorno dopo mi telefona e mi dice “Guarda mio figlio la vuole”. Io ho passato delle notti in bianco per questa cagna. E pensavo “Io non posso ridargliela, io non posso ridargliela” Allora gli ho detto “Senti, lasciamela fino all’Alpen Trial.” Ci provo, con la sporca coscienza di pensare “Tanto comunque sta qui, il legame con suo figlio si allenta….” Ed è stato così. L’ho portata all’Alpen Trial e ha fatto il 2° posto.
LA TESTA DI BWLCH BRACKEN – Nan è stata una gran cagna, con la testa di sua nonna che era Bwlch Bracken. Quando l’ho portata da H. Glyn Jones, Bodfari infatti anche lui mi ha detto che come Bwlch Bracken quando entrava nel campo di gara cominciava a guardare a destra e a sinistra, si guardava in giro e quando pensava di sapere dove erano le pecore le tremavano le orecchie e andava in moto, brum brum. Era capace di sapere dove erano le pecore a grandissima distanza.
GLI ANEDDOTI DI COED NAN – Però qualche volta si sbagliava e se si sbagliava non c’era niente da fare, non cambiava idea assolutamente. Una volta in una gara in Svizzera le dissi “Guarda le pecore” e lei guardò le pecore. Poi però tirò su l’occhio e c’erano dei balloni di fieno bianchi, ma in cima alla montagna! “Nan, no, guarda le pecore qui”, lei guardava le pecore e poi … tirava su la testa e tac. “No! No! Guarda le pecore qui” e lei guardava le pecore e poi … tirava su la testa e guardava i balloni. Oh, l’ho mandata e lei è andata lontanissimooo … poi quando è arrivata ai balloni ha detto “Ah no, sono balloni” ed è tornata giù a prendere le pecore. E mi ha fatto perdere la gara perché è andata fuori tempo.
Un’altra volta, andiamo a fare una gara, forse in Irlanda. Dietro il post c’era un lungo sentiero che portava a un pascolo dove dentro c’erano delle pecore e si erano dimenticati di chiudere il cancello che portava a questo pascolo. Quando Nan arriva al post prende contatto con le pecore, comincia a spingermele e poi si è proprio fermata e ha detto “Oh scusa le altre!!” si è girata, è andata giù per il sentiero, è andata nel campo, ha raccattato le altre pecore …. e ciao!
Però non te la potevi prendere, erano troppo divertenti le cose che faceva. In un’altra gara in Irlanda ho sbagliato io perché lei mi ha portato le pecore ma dietro di me c’era un campo con delle pecore libere. Nan mi porta le pecore, io le vedo arrivare e penso, come un’idiota, “Fermo il cane, così rallentano” Il cane si è fermato, però le pecore della gara hanno visto le altre pecore del pascolo dietro di me e sono partite verso di loro. Allora ho detto a Nan “Those, Those, Nan”, Nan è partita, le ha riprese e le ha riportate indietro. Grande! Difficilissimo. Sono tutti venuti da me a complimentarsi. Ho perso la gara però. Lei era una così. E’ morta che aveva 15 anni. E’ morta come è vissuta. Si è addormentata. Una cagna eccezionale.
Con Coed Nan nel 2002 eri nella squadra nazionale al World Trial in Galles. Ma anche con Dolwen Moss. Ci racconti come hai vissuto questa esperienza? Marco Abrate, anche lui nel team del World Trial, aveva un cane che si chiamava Hemp, un cane che appena vedeva un altro cane si buttava contro. Io dovevo entrare in gara con Dolwen Moss e lui era lì vicino a me col suo cane. Io gli ho detto “Marco non è che il tuo cane attacca il mio?” e lui “No, figurati” e in quell’attimo Hemp è partito, ha preso Moss da dietro per un orecchio e ha cominciato a strappare. Marco si è buttato, l’ha alzato, ma il cane non ha mollato. Allora io ho preso la bocca di Hemp cercando di aprirgliela, lui non mollava, a un certo punto il cane non è più riuscito a tenere la bocca chiusa, l’ha aperta, il mio cane si è girato e crac, mi ha trinciato un dito. Mi hanno messo due graffette e sono subito entrata in gara ma non ero per niente emozionata. Mi ero distratta… Però è stata un’esperienza incredibile.
Il World Trial era organizzato in maniera fantastica. l’aveva organizzato Sue Main a Bala, nel nord del Galles. A Bala c’è stata la prima gara in assoluto di sheepdog della storia, nel 1873. Bala è un bel posto, con campi sterminati e pecore ottime, molto leggere, erano welsh mountain, quindi molto sensibili.
E dopo Coed Nan che cani hai avuto? E’ arrivato Joe. Un giorno mi telefona Derek Scrimgeour mi dice “Senti sai se Luca Zini ha dato via Joe ?” E io gli ho detto “No, ma lo vuole vendere”. E lui “Compralo” e io “No, non ho i soldi” e lui mi ha mandato i soldi. Lui aveva preso un cavallo da me, io gli ho dato un po’ di soldi, insomma alla fine mi ha detto “Basta, non pensarci più, tientelo”.
Joe era un cane ottimo ma un gran morsicatore. Era pericolosissimo perché se una pecora lo affrontava, lui, che aveva un po’ d’occhio, diventava sempre più teso e poi mordeva, ma non dava un mozzichino, prendeva l’articolazione della gamba davanti e la spaccava. Era terribile. Ho fatto qualche gara ma poi ho detto “Basta così”, perché di vedere le pecore distrutte non potevo.
JESS – Poi è arrivata Jess, gran cane, gran coraggio, non ha fatto gare perché non riuscivo a fermarla bene ma ha lavorato. Se ne è andata una mattina di pochi giorni fa, era malata. Era molto forte e coraggiosa.
Un giorno un montone molto cattivo si è infilato tra un trattore e il muro e non voleva più uscire da lì. Jess si è messa naso contro naso, il montone ha battuto e lei non si è mossa, non ha fatto un passo indietro. E così, naso contro naso, senza mai morderlo, l’ha tirato fuori. Poi si è girata e ha sputato due denti.
MIRK – Poi è arrivato Mirk, un cane allevato da Lightfoot, addestrato da Hafgan Pugh e venduto a Jo de Maist il quale l’ha poi venduto a me quando il cane aveva 3 anni. E’ un cane molto grosso. Ha fatto qualche gara ma poi l’ho ritirato perché ha avuto delle crisi convulsive. L’ho curato inizialmente con gardenale. Dopo un po’ di anni è uscito fortunatamente un nuovo medicinale, il pexion, ed è ritornato normale.
Adesso ha 12 anni e lavora. Però è un po’ geloso degli altri cani e non collabora molto quando deve aiutarmi con i cani giovani, anzi a dire il vero fa i dispetti. Ricordo una gara stupenda di Mirk da Imbimbo. Peccato che io gli ho fatto sbagliare percorso. Outrun, lift e fetch bellissimi e poi io ho sbagliato la porta del drive!
ROCK – Poi è arrivato Rock dall’Irlanda. Rock è un cane sfortunato perché è diventato cieco per una malattia che viene ai cani quando hanno avuto una grossissima infestazione parassitaria da cuccioli e non sono stati curati, Multifocal Aquired Retinical Atrophy, non è una malattia genetica come la PRA (Progressive Retinal Atrophy). Rock ha fatto alcune gare, è arrivato 2° a una Novice da Pinto con giudice John Griffith.
Era già un po’ cieco durante quella gara, infatti aveva allargato troppo, ma noi non ce ne eravamo accorti. Quando ha incominciato il drive ha perso le pecore perché non le vedeva.
MOSS – Poi ho preso Moss, figlio di Floss, una cagna di Luca Fini e di Spot, cane di Ponzano. Moss è un cane molto intenso, molto precoce, ma secondo me non era pronto quando abbiamo cominciato. Piace molto alle pecore. Non è stato facile il rapporto con lui perché faceva fatica a legarsi a me, lavorava per sé. Allarga troppo se è sotto tensione. Ha delle grandissime doti, ma è un cane difficile da gara.
DELL – Dopo Moss è arrivata Dell, figlia di Llangwm Cap di Aled Owen e June di M. Jones, gallese. Lei è una cagna molto sharp, incisiva sulle pecore, vuole molto piacere a me, ascolta molto, ha un buon istinto, una capacità di tenere la giusta distanza dalle pecore e il giusto passo. Dobbiamo ancora lavorare molto sull’outrun. Aveva un anno quando l’ho presa da Viet van Dongen, non aveva fatto ancora molto, non era addestrata, girava solo intorno alle pecore, ogni tanto entrava ma abbiamo risolto facilmente perché è un cane docile. Un buon cane. Adesso ha 2 anni e mezzo., sta facendo molte esperienze e lei impara velocemente dalle esperienze di lavoro.
L’ULTIMA ARRIVATA – E l’ultima arrivata è Bracken di 9 mesi, figlia di un cane non ISDS che dovrebbe diventarlo, sennò le faccio fare il ROM. Arriva dalla Svezia da Eva Erickson. Figlia di Zara e di Gary di van der Sweep. Lei lavora, ha istinto ma non è ancora pronta per essere addestrata. In certi momenti non sa bene cosa fare, è una pensatrice, non è una che si butta sulle pecore, non fa mai niente di pericoloso, tiene la distanza dalle pecore. Ma deve aumentare il suo entusiasmo. Non ha sviluppato completamente ancora l’istinto secondo me. Ha 9 mesi e quindi ha tempo. La metto sulle pecore ogni tanto ma non è pronta per subire delle frustrazioni e quindi bisogna darle tempo per maturare. Non bisogna forzare quando sono così.
Puoi dirmi se ti piace la definizione dello sheepdog come “sport di utilità”? No, perché lo sheepdog non è uno sport, bensì uno strumento di lavoro. Le gare sono un gioco di gente che fa pastorizia, sono un momento di riflessione e di verifica. Dopo una gara puoi tornare a casa e dirti “Devo lavorare su questo”. Le gare servono perché il cane cambia campo e cambia pecore, perché c’è confusione e rumore. Puoi vedere in queste occasioni quali sono le difficoltà del tuo cane. La gara ti permette di affinare certe capacità del cane. Ma non sono altro che un GIOCO.
Lo sheepdog è il lavoro, dopo il lavoro si gioca, e si gioca in questo modo qua. Dopodiché che ci siano degli interessi grossi e che in tutta Europa lo sheepdog sia indirizzato sempre di più a diventare uno sport è anche vero, è un dato di fatto, una realtà di cui si deve tenere conto, ma per me lo sheepdog non deve essere uno sport.
Nella pastorizia italiana si è diffuso il bordercollie? Sì! Il bordercollie si è diffuso, si sono diffusi un sacco di ibridi di bordercollie che era quello che a suo tempo si sperava, cioè che i border si adeguassero al tipo di pastorizia in cui stanno. I bordercollies sono stati usati intensivamente da un allevatore di pecore a Foggia. Molto spesso dal sud chiedono che si vada a insegnare, anche dalla Sardegna chiedono, molta gente che ha pecore da latte chiede che si vada ad addestrare i cani lì da loro, per le specifiche necessità che hanno.
I pastori non sanno usare i bordercollies e quindi molto spesso falliscono, però i border sono molto più diffusi di quanto si pensi, enormemente più diffusi. Ci sono pastori, anche in Piemonte, posso fare anche i nomi, che sono andati in Inghilterra a comprarsi il cane e che hanno bisogno del nostro aiuto. Ma in questi ultimi anni è mancata completamente l’attenzione. Nello statuto dell’ISDA, come in quello dell’ISDS, c’è scritto di fornire il supporto di conoscenze, di addestramento e di tutto quello che si può ai pastori e agli allevatori di animali da reddito. Questo manca totalmente. E deve essere recuperato.
Come ultima domanda vorrei chiederti: c’è modo di accedere alla tua esperienza e imparare da te? Come? Sì, venendo a lavorare qui, in qualsiasi momento, oppure telefonandomi, possiamo parlare anche per telefono, io sono disponibile. Io ho ricevuto dagli handlers di tutta l’Europa un aiuto enorme, da sempre, e lo ricevo ancora, e quindi lo do. E volentieri. Mi sembra che sia nello spirito dello sheepdog questo.
Ci sono persone a cui sono particolarmente grata. Simon Mosse e H. Glyn Jones, Bodfari, loro due sono quelli storici. Peter Hetherington e ancora Norman Seamark, Raymond Macpherson, Colin Gordon. Tutti quelli che sono venuti e hanno aiutato. Calvin Jones, un po’ prima Sue Main, che ha dato una grande mano, Derek Scrimgeour, Gwyn Jones Penmachno, Serge van der Zweep e tanti, tanti altri. Li ringrazio tutti.
Puoi contattare Laura Piperno al (+39) 366 496 6490 oppure scrivi a info@casavaikuntha.com e Laura ti risponderà