UDINE – Tra i 200 e i 300 mila euro: è il valore che può raggiungere uno dei carichi illegali di cuccioli di cane provenienti dall’Est Europa, che sempre più spesso arrivano in Austria e Italia. Un commercio illecito che, proprio per i forti guadagni che può portare, ha attirato l’attenzione delle grandi organizzazioni criminali, che possono nascondere in un veicolo fino a 250 cuccioli, a volte anche affetti da malattie pericolose per altri animali ma soprattutto per gli esseri umani.
Ed è proprio per arginare questo fenomeno che nasce il progetto Bio-Crime di collaborazione internazionale tra Italia e Austria, del quale il Friuli Venezia Giulia è capofila. Si tratta di un’iniziativa finanziata con 1,1 milioni di euro, che vede il coinvolgimento dei Servizi veterinari della Carinzia, del Consorzio per l’Area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste e del’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, con partnership con il Gect Euregio senza confini Friuli Venezia Giulia-Veneto-Carinzia, il Servizio veterinario della Provincia di Bolzano, la Polizia postale, per la Carinzia la Polizia, la Polizia Finanziaria e l’Ordine dei veterinari.
Come spiega l’assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca, il Friuli Venezia Giulia e “la Carinzia sono rotte di transito e di destinazione per il traffico illegale di animali da compagnia, regioni da cui passano soprattutto centinaia di cuccioli di cani e gatti, destinati a un mercato nero il cui fatturato risulta essere secondo solamente al traffico di droga: un fenomeno ancora non così noto all’opinione pubblica ma molto grave perché, oltre agli aspetti etici e commerciali, comporta un elevato rischio di introduzione di gravi malattie trasmissibili all’uomo, come la rabbia”.
Il progetto prevede che 200.000 euro (100.000 per il Land Carinzia e altrettanti per la Regione Friuli Venezia Giulia) siano destinati all’acquisto di attrezzature (gabbie e voliere) per la quarantena in biosicurezza per gli animali confiscati (cani, gatti, uccelli e altre specie) da collocarsi nei canili e nei centri di recupero animali. Queste attrezzature saranno utilizzate anche dopo la conclusione del progetto e diventeranno parte integrante del sistema di risposta rapida alle emergenze biologiche dei Servizi veterinari delle due regioni.
Inoltre, i laboratori nazionali di riferimento, Ages di Vienna e Izsve di Padova, si occuperanno invece della sorveglianza epidemiologica del virus della rabbia negli animali confiscati con particolare riferimento ai cuccioli di cane e gatto. L’Area Science Park di Trieste metterà a disposizione la propria esperienza nell’innovazione tecnologica soprattutto per integrare gli aspetti Ict e scientifici del progetto. Come precisa Telesca, “i sempre più frequenti ‘eventi sentinella’ che si verificano tra Friuli Venezia Giulia e Carinzia destano preoccupazione, soprattutto per le possibili gravi conseguenze per salute pubblica”.
Il progetto, che si concluderà a luglio 2019, prevede inoltre corsi di formazione per pubblici ufficiali e agenti delle Forze dell’ordine, lo sviluppo di protocolli operativi congiunti, la realizzazione di una piattaforma digitale web per la condivisione dei dati, sorveglianza epidemiologica degli animali sequestrati, ma anche progetti di educazione dei cittadini.