TRANI (Barletta-Andria-Trani) – Erano in 560, zampa più zampa meno, i cani nell’inferno del Dog’s Hostel di Trani quando, ormai oltre tre anni fa, la task force del ministero della salute vi fece il suo ingresso constatando quel girone di sofferenze. Cani mutilati, denutriti, malati, scheletriti in mezzo a maiali, polli e altri animali. Finalmente, contro i responsabili di quella stazione dolorosa il prossimo 24 maggio si apre il dibattimento processuale. Lega Nazionale per la Difesa del Cane, cui è affidata la quarantina di cani di proprietà dell’ex titolare del canile lager, è stata ammessa come parte civile.
Già: 40 cani. Lndc in tutti questi anni ha anticipato una mole di spese vive che – stima l’associazione – ammonta a circa 150mila euro. Rimborsi? Col contagocce. Guasto. “Dei 150mila euro di debito – espone Lndc – 50mila restano da tempo incagliati per insostenibili ragioni burocratiche presso lo stesso Comune di Trani. Di più, ad aggravare i fatti vi sono una quarantina di cani riconducibili agli ex gestori e che questi ultimi non hanno più voluto come loro, che sono ancora accuditi da noi, su esortazione dei Carabinieri del Nas, nonostante sia stato revocato il sequestro, ed è chiaro che questa situazione è insostenibile“.
“Siamo in una terra di nessuno. I cani nati qui non sono di nessuno, ma li dobbiamo mantenere e pagare tutti noi. Li abbiamo salvati, siamo stati chiamati ad operare in questa missione complessa dalla Procura. Ora – si interroga la presidente nazionale Piera Rosati – ci devono spiegare in base a quale norma del diritto il volontariato debba farsi carico di un obbligo giudiziario senza però vedere riconosciuto il diritto di essere rimborsati”.