GIAPPONE – Non solo nell’anniversario della morte avvenuta l’8 marzo 1935 si celebrano i valori di fedeltà e devozione incarnati dal cane Hachiko. Per l’Akita Inu più famoso del mondo il Giappone ha eretto monumenti di memoria perenne già da prima della sua scomparsa. Era il 1934 quando in suo onore venne realizzata una statua in bronzo, posizionata proprio nella stazione ferroviaria che lo rese celebre, quella in cui Hachi era solito aspettare il suo umano verso le 17 di ogni pomeriggio.
Mentre la storia di quell’incrollabile fedeltà canina si spandeva, anche la città natale dell’Akita Inu – Odate – decise di dedicargli una statua alla cui inaugurazione presenziò lo stesso Hachiko. Poi il cane morì. Poi la guerra arrivò a spazzar via, implacabile, i migliori sensi dell’umanità. Così anche la prima statua, quella alla stazione, venne rifusa: il bronzo in cui era plasmata da celebrazione d’amore andò ad appuntirsi in pallottole e armi. Venne poi rifatta e ricollocata dove è adesso, davanti alla stazione di Shibuya. Curiosità: da qualche tempo Hachiko non è più solo, poiché tutti i giorni un gatto si rannicchia sotto le sue zampe anteriori, per la gioia di turisti stranieri e altri visitatori.
Intanto, però, il corpo impagliato di Hachiko era stato collocato nel Museo nazionale di Natura e Scienza a Tokyo. Sempre nella capitale, nell’ottantesimo anniversario della scomparsa del cane, l’università gli ha dedicato la prima statua che lo ritrae insieme al professor Ueno, oggetto di tanta fedeltà.
Negli anni la letteratura ha tratto ripetutamente ispirazione dal cane Hachiko, soprattutto in Giappone e soprattutto nelle storie dedicate all’infanzia. La cinematografia non è stata da meno. Anche se la pellicola più celebre in Occidente è quella del 2009 che ha avuto per protagonista Richard Gere, il primo film sulla storia del cane è del 1987. Diretto da Seijirō Kōyama, il film ebbe grande successo commerciale ma entro i confini giapponesi.