GATTATICO (Reggio Emilia) – Al grido di “Mai più come Lea”, il 4 febbraio si celebra la giornata contro la malasanità veterinaria. Era proprio il 4 febbraio quando la cagnolina Lea morì dopo cure che non le risparmiarono sofferenze. “Se avessi saputo cos’era la malasanità veterinaria – scrive oggi il familiare umano di Lea, Roberto Marchi, sul sito dedicato alla piccola segugia – Lea non avrebbe sofferto inutilmente”.
Marchi aveva ‘ereditato’ Lea dal suo papà. Un regalo meraviglioso, afferma lui, solo che Lea era ammalata. Sono due i veterinari che – racconta Marchi stesso – le diagnosticano un’insufficienza renale preterminale. E non c’è farmaco che tenga. Un terzo veterinario, tuttavia, attribuisce le sofferenze di Lea a un’infezione uterina. La soluzione? Asportare chirurgicamente l’utero. Marchi si fida. Lea soffre, e davanti alla prospettiva di una chance per guarirla lui non si tira indietro. L’intervento ha luogo, ma Lea dopo due giorni muore.
Roberto Marchi non si capacita, e fa eseguire l’autopsia sulla cagnolina. Da questa risultano incongruenze rispetto alla cartella clinica: parte dell’apparato genitale, dice l’autopsia, era ancora nell’addome di Lea. Marchi scrive: “Si è trattato di uno spiacevole disguido, mi spiega il dottore, perché lo stesso giorno era stata fatta una operazione ad altro cane dal collega e le foto sono state scambiate dal collega stesso. Semplice, no?”
Da lì inizia un contenzioso legale. Soprattutto, però, nel nome di Lea inizia una battaglia contro la malasanità veterinaria poco conosciuta, poco investigata, poco contestata. Anche perché i nostri animali non parlano, se non siamo noi a dar loro voce. E Marchi ha pensato a molti modi, per sensibilizzare e coinvolgere le persone: petizioni, email, una pagina Facebook e un sito con la storia di Lea e tutta la documentazione relativa, i pronunciamenti di veterinari e associazioni, gli interventi dei politici… per conoscere e far conoscere. Perché non ricapiti. “Mai più come Lea”.