L’AQUILA – Recuperare l’autentico pastore abruzzese e farlo diventare il simbolo del sistema agropastorale regionale: è l’obiettivo di quanto deliberato oggi dall’associazione regionale degli allevatori d’Abruzzo (Ara) in assemblea straordinaria ad Onna (L’Aquila). L’assise ha approvato una modifica statutaria che apre un’era importante per la valorizzazione della razza canina originaria degli appennini dell’Italia centrale e ancora oggi utilizzata dai pastori per la custodia delle greggi.
Fortemente voluta da Coldiretti, la modifica consiste di fatto nell’entrata degli allevatori di pastore abruzzese tra i soci dell’organismo, riconosciuto giuridicamente dalla Regione Abruzzo fin dal 1987. L’obiettivo è dare tutele e garanzie a coloro che allevano la razza autoctona evitando incroci e mantenendola in purezza come garanzia della duttilità e della precisione del lavoro del cane, non soltanto della bellezza.
“Si tratta di un passo decisivo verso la tutela degli allevatori di una razza canina caratteristica del nostro territorio e delle sue tradizioni – dice Pietropaolo Martinelli, presidente Ara in quota Coldiretti – oggi, a conclusione di un lavoro di studio e riflessione nonché dei dati che arrivano direttamente dagli Stati Uniti in cui il pastore è maggiormente diffuso come cane da lavoro, abbiamo posto una pietra importante per consolidare un simbolo in cui l’immaginario collettivo ritrova e riscopre la nostra terra, il suo sistema agropastorale. Non serve ricordare che, citato e decantato già in età romana, il canis pastoralis dal pelo bianco ha continuato a svolgere indisturbato le sue mansioni di guardiano di greggi nel corso dei secoli, senza mai allontanarsi dall’appennino centro-meridionale dove aveva fatto specie a sé con il nome di cane dei marsi”.