TRENTO – Di razza, è un cane corso. E poi bella, bellissima. Nata sotto una buona stella, dunque, Tecla? No, per niente. Sono proprio queste caratteristiche ad aver compromesso la sua vita, tre anni trascorsi fra riproduzioni forzate e costrizione in una gabbia, prima, e vita di strada al fianco di un senza tetto con problemi di dipendenza che a sua volta l’ha sfruttata come fattrice, poi.
La storia di questa cagnolona è l’esempio di come non sempre, per un cane, essere ‘di razza’ rappresenti la fortuna di una cuccia comoda e di una ciotola di pappa assicurata sul tappeto del salotto. A Trento, Tecla è stata individuata e sottratta alla situazione di violenza e miseria dalle guardie zoofile dell’Oipa, dette Angeli Blu per via delle loro casacche distintive. Sono loro, oggi, a raccontare la sua storia.
L’hanno trovata per strada che aveva appena partorito (altri) dodici cuccioli. Due erano già morti. Tutti gli altri, belli come il sole, sono stati adottati in un battibaleno. Tecla no: “Ancora oggi, a distanza di due mesi dal suo recupero – scrive Oipa in una nota – Tecla soffre a causa della schiavitù cui è stata condannata dalla nascita”.
“Fobica e terrorizzata anche dal solo movimento di una scopa tanto da arrivare a guaire quando la vede, questa dolcissima cagnolona sta pagando duramente le conseguenze dei maltrattamenti subiti e del suo protratto sfruttamento come pura macchina sforna-cuccioli”.
Proprio l’abuso delle sue capacità riproduttive costringe oggi Tecla a cure mirate con cui ha dovuto risolvere una mastite e un’infezione all’utero. Tre, racconta Oipa che lancia un appello a chi volesse dare una mano a Tecla, sono stati gli interventi chirurgici a cui è stata sottoposta per la sterilizzazione e per una mastectomia necessaria ad asportare un tumore alle ghiandole mammarie.