traffico cuccioli 2ROMA – La Corte di Cassazione ha confermato la pena a tre anni di reclusione per maltrattamento di animali, falso e frode nell’esercizio del commercio, a carico del titolare di un centro cinofilo dell’hinterland milanese. La Lav si era costituita parte civile nel procedimento, esprime la sua soddisfazione: “Il traffico dei cuccioli, oltre al carico di sofferenza per i giovanissimi animali coinvolti e le loro madri, rappresenta – dichiara Ilaria Innocenti, responsabile nazionale dell’Area animali Lav – un’attività criminosa ancora diffusa in Italia che deve essere adeguatamente punita e contrastata”.

I fatti risalgono al 2009, quando con un blitz gli agenti del Corpo forestale dello Stato di Milano e Brescia, insieme al nucleo investigativo ambientale, sequestrarono 112 cagnolini all’interno di una cascina nella campagna milanese. I cagnolini, allontanati prematuramente dalle loro madri, provenivano dall’Ungheria ed erano stati introdotti in violazione della normativa vigente. Accertamenti tecnici e irripetibili su un campione di 22 cuccioli avevano mostrato che una percentuale superiore al 60% aveva un’età dichiarata inferiore a quella riportata sul passaporto, e che l’intero campione aveva un’età compresa tra i 9 e i 97 giorni, inferiore quindi ai tre mesi e 21 giorni necessari per essere movimentati.

Non solo, ricorda ancora Lav in una nota: “I cuccioli erano corredati di passaporti falsi nella parte che riguardava l’età e la vaccinazione antirabbica. Introdotti illegalmente in Italia i giovanissimi animali erano stati stipati in un capannone dentro casse di plastica in condizioni igieniche inaccettabili, neppure il sistema di riscaldamento era idoneo con conseguente stato di ipotermia dei piccoli animali. Quelli ammalati erano abbandonati a se stessi in spazi fatiscenti e fu trovato addirittura un cucciolo di chihuahua agonizzante all’interno di un freezer. Dei 112 cagnolini sequestrati ben 28 morirono a causa di parvivorosi e cimurro”.

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