Il cane Angelo, torturato e ucciso a Cosenza
Il cane Angelo, torturato e ucciso a Cosenza

Sarà il sacrificio di un cane a far avanzare la legislazione italiana? C’era una volta un cane tutto bianco. Un cane randagio, benvoluto e accudito a Sangineto, la città del Cosentino per le cui strade bazzicava volentieri. Il canetuttobianco era un randagio, sì, ma uno di quelli per cui randagismo vuol dire libertà, con più mani per farsi coccolare, più ciotole in cui nutrirsi, più occhi a controllare che la pelliccia si mantenga in forma. Più fiducia, anche, nella generosità della comunità umana che si dimostra accogliente. Non tutta. Non solo. Perché un giorno di prima estate, era il giugno 2016, quattro giovanotti avvicinano il canetuttobianco che si fida e non scappa; e se lo pigliano.

Lo torturano tra grasse risate, lo seviziano mentre lui strilla. Poi non si muove più, e allora loro non si divertono più. Così lo impiccano e poi lo finiscono a badilate. Siccome gli era parso di aver fatto una prodezza, i quattro hanno filmato tutto e hanno postato sui social con orgoglio il video di quello strazio.

angelo cartelloQuel canetuttobianco abbiamo imparato a chiamarlo Angelo. I quattro giovani abbiamo imparato a chiamarli aguzzini. Qualche giorno fa il tribunale di Paola li ha condannati in primo grado al massimo della pena detentiva che si poteva infliggere loro, data la scelta del rito abbreviato. In carcere non ci andranno: il giudice monocratico ha disposto la sospensione della pena condizionata a sei mesi di volontariato – i cui esiti dovranno essere certificati e monitorati – in un canile sanitario.

Le associazioni animaliste hanno plaudito alla severità della sentenza. Lndc ha ricordato che è la prima volta, in Italia, che si infligge il massimo della pena per l’uccisione di un animale, reato previsto dal codice penale italiano all’articolo 544. Enpa, dal canto suo, ha immediatamente chiesto di monitorare l’approccio che i quattro avranno con i cani del canile. In effetti, par d’aver messo Dracula alla banca del sangue.

angelo statuta musoResta la severità con cui si è espressa la giustizia. E resta, rinnovata, la richiesta a inasprire le pene avanzata collettivamente dall’arcipelago animalista spesso tacciato di intransigenza, estremismo, lirismo addirittura. Ma la richiesta di alzare il volume normativo rispetto all’attenzione sui reati contro gli animali risponde a dati statistici ormai consolidati.

Oltre Oceano l’FBI studia da parecchio i maltrattamenti contro i pet come precursori di quelli contro le persone, una sorta di macabro allenamento criminale. In Italia, era il 2014 quando il Corpo forestale dello Stato, in uno studio condotto assieme a Link-Animali, attestò il “legame tra maltrattamento animale e fenomeni di violenza interpersonale, devianza, crimine e stalking”.

Al di là della sentenza che lo riguarda, oggi Angelo, il canetuttobianco, ci interroga su questo: sulla possibilità di innalzare l’asticella della legge prima – beh forse purtroppo ormai ‘durante’, ma basterebbe non fosse ‘dopo’ – che si inneschi una escalation dell’orrore. E in questo non c’è nulla di lirico.

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