Tutti ricordano le foto del 2000 di Massimo D’Alema a spasso con il labrador Lulu. E ancora: si va dalla ‘Nina’ di Piero Fassino (arruolata come testimonial elettorale alle ultime comunali di Torino) ai labrador Libera e Orione del fondatore della Lega, Umberto Bossi. Ma la vera sorpresa è stata il professor Mario Monti, quando negli studi delle Invasioni barbariche di Daria Bignardi gli misero in braccio un cucciolo trovatello di nome Trozzi, da lui ribattezzato prima Empatia e poi “Empy per gli amici”. Anche Empy per un breve periodo ebbe una sua vita ‘social’.
Da Dudù a Empy, sono sempre di più i politici contagiati dalla ‘febbre animalista’. Adottare una pecorella o un amico a quattro zampe è la moda del momento. Probabilmente perché si è rivelato un ottimo stratagemma acchiappa-voti in vista di una campagna elettorale. Al punto che, secondo alcuni sondaggisti, può assicurare un 5-6% di preferenze in più.
Da qui alle elezioni c’è ancora tempo e chissà se altri politici si daranno alla svolta animalista. Per ora, quasi tutti, al di là dello schieramento politico, preferiscono i cani. Certamente, il cagnolino più famoso e social resta il barboncino maltese Dudù. Ma la storia insegna che, sin dai tempi dello sbarco dei mille a Marsala, gli animali hanno svolto un ruolo almeno da co-protagonisti nella vita dei potenti italiani: da Giuseppe Garibaldi a Sandro Pertini.
L’Eroe dei due Mondi fondò nel 1871 la Società protettrice degli animali (quella che oggi è l’Enpa) dopo aver saputo dei primi esperimenti scientifici sugli animali. Amante dei cani (ne aveva quattro), ma soprattutto di cavalli, nel 1876, in esilio a Caprera, Garibaldi fece costruire una tomba in memoria del fidato compagno d’avventura, il cavallo Marsala, con tanto di epitaffio.
Il presidente della Repubblica Pertini aveva un debole per il suo barboncino Trick, fatto seppellire al cimitero Casa Rosa per animali domestici di Roma.
Caduto nel dimenticatoio, forse più per una questione di privacy, il cane è tornato di moda tra i potenti e volutamente esibito ai media grazie ai leader politici della Seconda Repubblica.