ROMA – Animali sequestrati e confiscati, che fine fanno? Il codice penale, trattati internazionali, direttive comunitarie e leggi in materia prevedono specifici impegni di tutela degli animali, selvatici e domestici, in capo allo Stato, che da anni ha assunto l’impegno culturale e l’obbligo materiale di averne cura, direttamente o indirettamente. Impegni disattesi, mai tradotti in specifiche norme né in finanziamenti adeguati.
Lo denunciano le nove associazioni firmatarie della Carta di Roma per il recupero degli animali salvati non a fini di lucro, che chiedono una Strategia nazionale complessiva in 12 punti, tra cui il sostegno ai centri e ‘Santuari’ per animali che svolgono una riconosciuta funzione di utilità pubblica, con innovativi strumenti già utilizzati in campo ambientale.
I firmatari (Enpa, Il Rifugio degli asinelli, Italian Horse Protection, Lav, Legambiente, Lega nazionale per la difesa del cane, Lipu-BirdLife Italia, Rete dei santuari di animali liberi in Italia, Wwf Italia) denunciano il ritardo dello Stato nella cura, tutela e gestione degli animali e chiedono un incontro per confrontarsi sulle azioni proposte nella Carta. ”E’ necessario – fanno sapere le associazioni – un nuovo quadro normativo per il riconoscimento e la promozione dei centri di recupero e i santuari degli animali, tutelando e rendendo effettiva la loro funzione di interesse collettivo”.
L’appello-denuncia è stato raccolto immediatamente dalla parlamentare Michela Vittoria Brambilla, che tra poche ore (martedì 21 alle ore 11) a Roma presenta la sua proposta di legge Non sono cose per tutelare gli animali sequestrati durante i procedimenti penali. Alla presentazione, che si terrà alla Residenza Lavernale in via di Porta Lavernale 17, saranno presenti alcuni cittadini ex affidatari di cani sequestrati che, dopo anni di cure, si sono visti chiedere la restituzione degli animali.