randagio 1BOLOGNA – “Troppi randagi provenienti dal sud nei canili del nord“: un “business” secondo la Lega Nord che ha sollevato il caso attraverso una interrogazione in Regione Emilia Romagna: “I cani che ‘migrano’ sarebbero anche 1.200 ogni mese e alla fine vanno a gravare sui bilanci delle amministrazioni emiliane”, è la tesi politica.

“I nostri Comuni – spiega il consigliere regionale Stefano Bargi – potrebbero farsi carico dei cani randagi provenienti dal meridione, ma soltanto attraverso accordi precisi con le amministrazioni del sud, che devono farsi carico dei costi”. Il fenomeno delle cosiddette staffette secondo il leghista nasconderebbe interessi tali da attirare l’attenzione della criminalità organizzata.

Spesso “i cani trasportati sono privi del microchip – scrive Bargi nell’interrogazione – e vengono fatti entrare nei canili comunali attraverso finti ritrovamenti sul territorio“. La Lega Nord ora chiede alla Regione “più verifiche su entrate e uscite in tutti i canili, per cogliere eventuali anomalie”.

RandagismoDi animali si occupa anche un’altra interrogazione presentata in Regione Emilia Romagna dal capogruppo di Forza Italia Galeazzo Bignami che, facendosi portavoce delle associazioni animaliste, chiede alla Regione di non modificare le norme sulla tutela e il controllo di cani limitando l’affidamento preadottivo. Bignami invita la giunta “ad ascoltare e magari a confrontarsi con chi quotidianamente gestisce e cura animali maltrattati e abbandonati nella speranza di poter offrire loro una vita serena, prima di prendere una decisione che finirebbe per aumentare le presenze all’interno di queste strutture, già ampiamente provate”.

Per Bignami le associazioni animaliste e i volontari, che si occupano quotidianamente di questi animali e che quindi “conoscono bene le difficoltà dell’adozione”, vedono nello strumento dell’affido preadottivo un “elemento di fondamentale importanza per l’adozione definitiva poiché permette ai futuri padroni di conoscere un animale, spesso adulto, che può aver subito traumi, e che quindi non sempre potrebbe adattarsi ad un nucleo famigliare già precostituito“.

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