(Hai perso la I parte? E’ qui)
Al questionario inviato da Legambiente a tutte le amministrazioni comunali italiane e a tutte le aziende sanitarie locali (27 domande per i comuni, 20 per le Asl, raccolta dati online da aprile a ottobre 2016, su dati consuntivi del 2015) hanno fornito risposte complete 1.107 comuni e 80 Asl, per le quali è stata condotta l’analisi. Rappresentano rispettivamente il 13,8% delle 8.018 amministrazioni comunali italiane (e sono responsabili per i servizi di 17.994.107 cittadini) e il 54,4% delle 147 aziende sanitarie locali (responsabile dei servizi per 4.983 tra comuni e/o circoscrizioni e 37.309.574 cittadini). La capitale non ha fornito risposta.
Il 39,3% delle amministrazioni comunali ha dichiarato di aver attivato l’assessorato e/o l’ufficio dedicato al settore. Il 98,7% delle Aziende sanitarie locali ha risposto di avere almeno il canile sanitario e/o l’ufficio di igiene urbana veterinaria (in tre casi anche l’ospedale veterinario). In queste strutture le amministrazioni comunali dichiarano di impegnare complessivamente 705 persone (in media 0,6 unità a città) e le aziende sanitarie locali 594 persone (media 7,4 unità per azienda).
Teoricamente, dunque, più di un terzo dei comuni e la quasi totalità delle aziende sanitarie locali dovrebbe essere in grado di fornire risposte adeguate, ma non è così. Solo 3 città (0,3% del campione) – Terni, Peschiera Borromeo (MI) e Formigine (MO) – totalizzano i punti necessari a raggiungere una performance ottima. Ventidue città (il 2% del campione) ottengono una performance buona, 132 città (l’11,9% del campione) una performance sufficiente. Sono 35 le aziende sanitarie che raggiungono una performance sufficiente (il 43,75% delle 80 che hanno risposto), 13 le Asl con una performance buona (16,25% del campione) e una sola – Napoli 1 Centro – con una performance ottima.
L’anagrafe canina (l’unica anagrafe obbligatoria ad oggi per gli animali in città) è lo strumento principale per conoscere le presenze dei cani padronali sul territorio. E’ di competenza delle Aziende sanitarie locali, fatta eccezione per le regioni Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia dove l’obbligo di tenerla ricade sui Comuni. La media nazionale è di un cane registrato ogni 7,19 cittadini. Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Emilia Romagna e Veneto risultano le regioni più virtuose in quanto a registrazioni (con un cane ogni 4 abitanti circa). In fondo alla tabella Puglia (un cane registrato ogni 10,86 abitanti), Sicilia (12,2) e Calabria (17,91).
Tra le città capoluogo che hanno risposto al questionario, in negativo ci sono Catanzaro (1 cane ogni 463,5 residenti) e Lecce (1 ogni 218,5), in positivo Macerata (1 ogni 2,7) e Arezzo (1 ogni 4,1). Tra le aziende sanitarie, quelle che dichiarano di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti all’anagrafe canina nel proprio territorio sono il 96,2% per una media di un cane ogni 6,98 cittadini.
La spesa, prevalentemente riferita alla “gestione” della popolazione canina nei contesti urbani, sostenuta dalle amministrazioni comunali e dalle regioni (tramite i servizi veterinari delle aziende sanitarie), al netto dei contenziosi (ad esempio incidenti stradali o danni all’allevamento causati da cani vaganti) e dei fondi statali, è stimabile in 245.695.481 euro, pari a 4,09 volte la somma impegnata in Italia per tutti i 23 Parchi nazionali italiani (56.758.382,31 euro, riparto 2015) più le 14 Riserve Naturali dello Stato (3.221.708,93 euro, riparto 2015) oppure a 70,2 volte la somma impegnata in Italia per tutte le 27 Aree marine protette (3.500.000,00 euro, riparto anno 2015).
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