NORWALK (Connecticut, Stati Uniti) – Pesticidi, fumo passivo e smog, obesità: questa la tripletta degli agenti che maggiormente favoriscono l’insorgere di patologie tumorali nel cane. Da tempo gli oncologi veterinari attestano similitudini significative tra tumori negli esseri umani e nei cani, il che favorisce un interscambio nelle fasi e negli esiti di ricerca. Stessa cosa si può affermare per quanto riguarda gli agenti patogeni, cosiddetti cancerogeni. Non si tratta di condizioni che provocano il cancro tout court, ma di fattori che creano le condizioni per la sua possibile insorgenza. Dunque, proprio come nell’essere umano, allarme no ma attenzione sì. Perché se prevenire il cancro purtroppo non si può ancora, ridurre l’esposizione propria e del cane ad alcuni agenti cancerogeni si può eccome. Perché non farlo, allora?
Ci aiuta il dottor Gerald Post, oncologo veterinario proprietario del Veterinary Cancer Center a Norwalk, nello stato USA del Connecticut, che spiega come il cancro sia una crescita cellulare anomala basata sulla mutazione genetica. Tutti, afferma il medico, siamo nati con un certo livello base di rischio di sviluppare il tumore; virus, dieta, ambiente fanno poi il resto interagendo, nel corso della vita, per aumentare o diminuire il rischio di insorgenza. Nel cane accade la stessa identica cosa, e l’esposizione prolungata o ripetuta ad alcuni elementi può causare cambiamenti cellulari preoccupanti.
In cima alla lista degli agenti cancerogeni per il cane ci sono i pesticidi, a causa della sua bassa statura e dell’attitudine a fiutare a terra. In particolare è stata provata la corrispondenza tra l’esposizione al “2,4-D”, una sostanza chimica presente in erbicidi comuni, e l’insorgenza di linfoma nel cane. Chiaramente non basta passeggiare sul prato di un parco pubblico, per mettere in pericolo il quattro zampe, ma rotolarvisi per giocare quotidianamente di certo bene non fa. Ancor più, osserva l’esperto, se il prato in questione è ancora umido, il che rende l’erbicida più aggressivo.
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