CITTA’ VARIE – Solo ieri la cronaca ci ha tristemente offerto due casi: a Carini, una neonata aggredita dal cane di casa mentre era in braccio a sua mamma sul divano e, a Terni, un bimbo disabile ferito dal cane del padre che ha denunciato la vicenda alle autorità locali, dando il via alla procedura di sequestro del cane stesso.
Nella narrazione giornalistica, sulle dinamiche si investe poco: le agenzie rilanciano gli esiti – i bimbi feriti, i cani sequestrati e portati al canile sotto osservazione – ma non cosa li abbia plausibilmente generati. Il che è legittimo sotto il profilo giornalistico, ma noi vogliamo fare un passo oltre. Perché questi casi siano utili ad evitarne altri.
Serve l’intervento di un esperto, e noi possiamo contare sull’istruttore cinofilo qualificato Sonia Di Palma che, tra l’altro, ha il suo ambito privilegiato di esercizio proprio nelle famiglie. Perché per il cane la famiglia è il suo branco. E il punto di vista del cane è fondamentale da acquisire per risparmiarsi – e risparmiare – il dolore e i traumi conseguenza di aggressioni verbali (abbai) o fisiche (morsi) da parte dei quattro zampe verso i minori. Perché difficilmente si può pensare che imputabile sia il cane o, peggio, la sua razza. Anche se risulta più semplice addossare lì le responsabilità.
Di Palma, si moltiplicano le notizie di incidenti tra cani e bambini: perché?
“La casistica pare aumentare di volume da un lato perché è più massiccia l’informazione, dall’altro perché i cani sono nelle case degli italiani in numero sempre maggiore. E per fortuna, dico. Ma talvolta manca la consapevolezza sul punto di vista del cane, fondamentale per la sua corretta gestione in particolare nelle dinamiche del branco-famiglia dove situazioni per noi del tutto normali possono invece innescare nel cane meccanismi di difesa. Rimaniamo sui bambini: anche solo dal punto di vista morfologico, per il cane un bambino è un essere vivente diverso da sé e diverso dagli adulti. Lui percepisce questo dalla forma, dall’odore, dal suono. Punto. Il cane come paradigma si ferma lì. Un cane molto empatico e sereno, capirà anche che a quel fagottino urlante il suo umano tiene in maniera particolare. Un cane che ha avuto le giuste basi educative e relazionali di certo potrà, sempre con l’aiuto dell’umano, capire che non ci sono conflitti. Quasi sempre l’arrivo di un nuovo elemento (in questo caso un bimbo), è sottrazione di attenzioni. Ecco perché sono proprio i suoi compagni di vita umani a dover gestire già in anticipo questo evento”.
Lo spettro di variabili è naturalmente ampio, e ciascun caso può trovare definizione puntuale attraverso la consulenza di un esperto; ma esistono dei concetti-base sempre validi per allontanare i rischi?
“La prima cosa di cui tenere conto è che l’adulto è responsabile sia per il bambino, sia per il cane. Entrambi sono imprevedibili. Entrambi vanno dunque educati alla relazione reciproca. Entrambi vanno gestiti e controllati soprattutto nelle loro interazioni. Ma tra cane e bambino, uno solo ha pazienza: il cane. Solo che non ha le mani. Quindi, allorché un comportamento infantile lo spinga al limite, lui non può fare altro che usare la bocca. Con conseguenze a volte tragiche. Se il bimbo è in età utile, si dovrà insegnargli a non attuare comportamenti sgradevoli per il cane, come tirargli la coda ad esempio. Se invece il bambino è un neonato, come in uno dei casi di ieri, si dovrà porre l’attenzione sul cane. Quale che sia il caso, la responsabilità della prevenzione e dell’intervento consapevole risiede nell’umano adulto. Non nel bambino. Men che mai nel cane”.
Sì Di Palma: torniamo ai neonati perché uno dei casi di ieri riguardava una bimba di sei mesi in braccio alla madre sul divano di casa. L’altro ha invece coinvolto un bimbo disabile, dunque presumibilmente con minorata difesa. Torniamo lì.
“Sì. Più i bambini sono piccoli, più si muovono in maniera scoordinata, imprevedibile anche per il cane, spesso repentina. Anche i loro messaggi vocali non sono quelli a cui il cane è abituato, e per lui possono risultare fastidiosi perché interferiscono col suo tempo di riposo, ad esempio. O di gioco. Un bimbo che di scatto sottraesse al cane uno dei suoi balocchi preferiti, rischierebbe una reazione. Un bimbo che, nella sua innocenza e spontaneità, per fare uno scherzo al cane o semplicemente per giocarci assieme andasse a tendergli un agguato nella cuccia mentre dorme, rischierebbe una reazione. In quel caso è il cane, visto che dorme, nella posizione di minorata difesa. Lui questo lo sa, dunque se si sente in trappola reagisce, più plausibilmente in eccesso, per mettersi in sicurezza già che fino a un attimo prima dormiva, che in maniera proporzionata. E il bimbo è basso: il visino è subito alla portata della bocca del cane. Un adulto deve sempre guidare l’interazione”.
Giusto: quando il bambino gattona o muove i primi passi spinto dalla curiosità di esplorare tutto il mondo, cuccia ciotola e balocchi del cane compresi, i due non possono essere lasciati mai soli. Ma, scusi se la incalzo: ieri neonata in braccio a madre sul divano… parliamone…
“Parliamone, sì. Come già detto, non abbiamo elementi concreti sulla inamica. Ho sentito si trattasse di un jack russel. Partiamo da questo, ovvero il fatto che il cane fosse di piccola taglia, non deve indurre a sottovalutare le situazioni, mai e comunque. Non mi meraviglio del codice rosso per il bambino: 6 mesi, delicatissimo.
Ferito al viso? Ripeto, la dinamica non si conosce, il cane era forse anche lui sul divano, o è saltato? E perché? Per gioco, predazione, si è spaventato? E la ferita non sappiamo di che tipo sia, ovvero…supponiamo che il cane stesse giocando, in uno slancio di gioia a bocca aperta. I denti sono lì, anche su un adulto fanno male. Tutto questo per dire che la conclusione della notizia è quasi sempre “il cane ha morso, ha azzannato” eccetera, ma c’è differenza tra volontà di mordere o incidente, nel senso di casualità”.
Ma che il cane intendesse mordere rimane una possibilità…
“Certo! Però vorrei far riflettere su questo punto. Un cane che ha questa volontà, la esprime in precedenza. Se non lo fa, e quindi ha un comportamento non normale, comunque dovrebbe aver anche in passato manifestato tale disagio. Quindi? E’ l’umano che deve conoscere il proprio cane. Ogni giorno accadono espisodi del genere, ovviamente non sempre con bambini e non sempre finiscono al pronto soccorso. A volte ci finiscono, ma con più o meno gravità. Di certo, non va mai sottovaluto un cane, tanto meno un bambino. La loro convivenza dipende da noi adulti. E fino a quando non sapranno gesirsi da soli, se non si è sicuri, è bene prevenire facendosi aiutare da esperti, avendo sempre molta attenzione alle diverse possibilità di interazione”.
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