Scilla e Cariddi: due cani a guardia della punta estrema del cuore, là dove i flutti delle emozioni vibrano più intensi, quasi pastosi nei loro toni di vita e di morte che si mescolano nel colore della vita. Scilla e Cariddi: due cani di nessuno e di tutti, randagi in un sud Italia che spesso si volta di là da loro, ma dove abitano anche cuori buoni. Anche cuori grandi, come quello Laura Incandela che di loro e di sé narra la storia in una ripresa soggettiva che inquadra amore e gioia, cattiveria e dolore, recupero, affetto, dedizione e cura, reciprocità.
E’ una storia, quella condensata nel volume Scilla e Cariddi – Una piccola tribù di 10 zampe, 2 braccia e 3 cuori edito da Tassinari, come tante e come poche. E’ di quelle storie rare, però, in cui il finale conta quanto la narrazione in sé, fatta tanto di quadri emotivi quanto di fermo immagine fotografici e letterari a definire le mille sfumature della relazione e dell’amicizia sviluppatasi tra l’autrice e i due cani della spiaggia di Aspra in un autunno del calendario ma anche di queste tre esistenze che si incontrano e si intrecciano in maniera lipperlì imprevista ma poi cercata, coltivata, alimentata.
Ma l’autunno può anche essere tutta apparenza: la stagione che al suo sole non rinuncia, malgrado il nome dei mesi, fa da pendant alle stagioni emotive di questi 3 cuori a 10 zampe che ritrovano la loro alba uno nell’altro tra speranze coronate e delusioni messe in conto e subite. Per ripartire. Sempre. Sotto la spinta incessante dell’amore che rende andare avanti così ineluttabile, così necessario…