La stella più luminosa, Sirio, è la sua: è del cane. Della costellazione del Cane Maggiore, nello specifico, che con la costellazione del Cane Minore già figura tra le 48 elencate da Tolomeo. E la stella più grande dell’universo conosciuto? Sempre la sua, del Cane Maggiore, ed è una ipergigante rossa dal diametro 2100 volte quello del sole, tanto grande che per girarci intorno si stima servirebbero 1100 anni con un volo di linea dei nostri terrestri. Nome in codice: VY CMa.
Proprio di questa affascinate costellazione, il Cane Maggiore, e delle galassie e nebulose che la circondano oggi sveliamo segreti, meraviglie e curiosità. Intanto non è sempre visibile: l’orario ‘buono’ per noi qui in Italia cade nel periodo natalizio, quando inizia ad affacciarsi alla volta celeste verso sud-est intorno alle 21. Si può osservare il suo sorgere sempre a quell’ora fino alla fine di aprile, con culmine a sud a fine febbraio ma mai sopra ai 30 gradi di altezza.
Nove sono le stelle più luminose, quelle che definiscono il disegno del cane. Sirio, abbiamo detto, è la più luminosa di tutto il cielo, è grande 1.9 volte il Sole e ne è distante 8.6 anni luce, un tragitto moderatamente contenuto per gli standard celesti. Agganciata a Orione, Sirio prende il nome dal suo aspetto e deriva dal greco splendente o ardente. Il suo primo avvistamento mattutino avvenne, a latitudini differenti da queste, in piena estate. Per questo in antico non godette di gran fortuna, visto che indicava il tempo dell’arsura. La canicola, come si dice con un termine che deriva dal latino canicula, ovvero appunto stella del cane.
Il sorgere di Sirio è preceduto da Mirzam, la stella che si chiama così dal termine arabo che significa appunto colei che annuncia, in questo caso annuncia appunto Sirio. Ancora dall’arabo derivano i nomi delle altre sette stelle principali del Cane Maggiore: Muliphen, il cui significato non è chiaro, Wezen (il peso), Adhara (le vergini), Furud (le solitarie), Aludra (la vergine), Thanih al Adza (ancora una vergine).
Una curiosità riguarda Sirio: la sua luminosità produce – quando la si osservi in assenza dei riverberi della città – un effetto ottico per il quale pare che si sposti, come fosse un velivolo. Provare per credere. E provare a osservarla insieme a un riferimento fisso (palo o staccionata) per credere che invece è ferma lì al suo posto.
Ma la meraviglia del Cane Maggiore non risiede solo in Sirio e le sue compagne: nebulose e galassie non sono da meno, e rappresentano configurazioni stupende da osservare e talvolta dai nomi curiosi, come nel caso dell’Elmetto di Thor (NGC 2359 il nome corretto) che a un elmetto forse proprio non somiglierà ma che riluce di incantevoli vortici. Tra le formazioni o ammassi di più antica conoscenza c’è poi M41, già segnalato tra Sette e Ottocento – in pieno Illuminismo – dal primo catalogatore di corpi celesti non stellari, il francese Charles Messier.