ROMA – La Marshall se ne va: ciaone delle associazioni. Proprio così: l’annuncio è arrivato perentorio. Marshall, multinazionale americana specializzata nella fornitura di prodotti e servizi per la ricerca ad aziende farmaceutiche ed Università europee e di tutto il mondo, vende Green Hill di Montichiari a Brescia, l’allevamento di cani beagle destinati alla ricerca biomedica. ”Colpa” del recepimento giudicato come ”troppo” restrittivo da parte dell’Italia della direttiva europea sulla sperimentazione animale, tanto che la Comunità Europea ha avviato una procedura di infrazione contro il nostro Paese.
La decisione – accolta con biasimo dai ricercatori – è stata invece salutata con un colossale ‘ciaone’ dalle associazioni animaliste, molte delle quali sono parte civile nel processo contro Green Hill che ha dato torto all’allevamento. Enpa è tra costoro, e infatti ricorda “quanto la Corte d’Appello di Brescia scriveva lo scorso maggio nella sentenza con cui venivano confermate le condanne inflitte in primo grado ai vertici di Green Hill per le morti dei beagle e le terribili sofferenze patite dai cani detenuti nell’allevamento”. Sofferenze che furono causate da condotte “rispondenti ad una precisa e voluta politica aziendale volta a massimizzare i profitti e a minimizzare i costi di gestione a scapito della salute e del benessere degli animali”. In tutto, ricorda l’Ente, sono stati 6mila i cani uccisi, punta di un iceberg di maltrattamenti ben più consistente.
LAV non è certo più tenera quando richiama sul punto delle normative: “In Italia – affida a una nota – le leggi non le fa la Marshall e la normativa italiana è all’avanguardia su quello che impone l’Europa dal Trattato di Lisbona in poi: la protezione degli animali quali esseri senzienti. Nessun vittimismo – ammonisce dunque – giudici differenti e due sentenze di condanna confermano le nostre ragioni. La vendita dello stabilimento rappresenta un segnale positivo di un Paese che finalmente può, e deve, investire in tecniche innovative e utilizzare fondi per lo sviluppo di sperimentazioni alternative agli animali, come fatto dai Paesi tecnologicamente più avanzati e come voluto dalle norme internazionali”.
E di “Italia un po’ più civile” con l’addio di Marshall parla anche la deputata Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente: “La Marshall se ne va? Benissimo”, attacca la sua nota. “Non abbiamo bisogno – afferma l’ex ministro – di un’azienda che ha la responsabilità morale (quelle penali sono personali) di aver incoraggiato, come spiega la sentenza d’appello, condotte ‘rispondenti ad una precisa e voluta politica volta a massimizzare i profitti e a minimizzare i costi di gestione a scapito della salute e del benessere degli animali’. Due gradi di giudizio hanno accertato le responsabilità dell’amministratore delegato, del direttore e del veterinario della controllata Green Hill, che hanno violato leggi penali“.
“Nello stabilimento di Montichiari si producevano morte e sofferenza per sete di guadagno: questi sono i fatti – ha detto Brambilla – ed è assurdo e ipocrita qualsiasi tentativo di nasconderli con il fantasioso pretesto di una presunta ‘persecuzione’. Il testo che vieta sul territorio nazionale l’allevamento di cani, gatti e primati destinati alla sperimentazione, di cui sono autrice e promotrice, è diventato legge, insieme con altre norme ‘restrittive’ sulla vivisezione, grazie ad una scelta etica del Parlamento italiano, che ha risposto alle sollecitazioni della stragrande maggioranza dei cittadini e merita assoluto rispetto”.