BRUXELLES (Belgio) – Arriva in parlamento europeo la ricerca condotta insieme dai professionisti dell’Humanitas di Varese e del CeMiVet di Grosseto che ha condotto alla scoperta delle applicazioni del fiuto del cane nella diagnosi di tumore alla prostata. L’olfatto dei cani è estremamente più potente di quello umano, e si è già rivelato preziosissimo per scovare, ad esempio, stupefacenti o oggetti contraffatti. Ora è allo studio una sua applicazione per poter diagnosticare anche un tumore alla prostata. La ricerca viene presentata in queste ore ai parlamentari europei e alla Commissione Salute e Ricerca: è curata da Gianluigi Taverna, responsabile dell’Urologia all’Istituto Humanitas Mater Domini di Castellanza (Varese), in collaborazione col Centro Militare Veterinario di Grosseto (CeMiVet) e il patrocinio dallo Stato Maggiore della Difesa.
“La prima fase dello studio, che si è conclusa con successo – spiega Humanitas – ha analizzato i campioni di urine di oltre 900 persone, suddivise tra soggetti affetti da tumore prostatico e un gruppo di controllo costituito da pazienti sani o affetti da altre patologie. E’ emerso che cani rigorosamente addestrati sono in grado di riconoscere la presenza di tumore della prostata con un’accuratezza del 98% annusando un campione di urina. La scoperta interessante – precisa Taverna – riguarda la certezza che il tumore della prostata produce delle sostanze volatili specifiche, chiamate tecnicamente VOCs, che il cane è in grado di riconoscere con estrema attendibilità. La sfida futura sarà quella di capire cosa il cane annusi, quale metabolismo cellulare o tissutale produca l’odore e sviluppare nuove tecnologie in grado di riconoscere i VOCs tumorali”.