Ti sei perso la prima parte? Eccola!
Caduto nel dimenticatoio, forse più per una questione di privacy, il cane è tornato di moda tra i ‘potenti’ e volutamente esibito ai media grazie ai leader politici della Seconda Repubblica. Quasi tutti, al di là dello schieramento politico, preferiscono i cani. Dalla ‘Nina’ di Piero Fassino (arruolata come testimonial elettorale alle ultime comunali di Torino) ai labrador Libera e Orione del fondatore della Lega, Umberto Bossi. Ma la vera sorpresa è stata il professor Mario Monti, quando negli studi delle ‘Invasioni barbariche’ di Daria Bignardi gli misero in braccio un cucciolo trovatello di nome Trozzi, da lui ribattezzato prima Empatia e poi “Empy per gli amici”. Anche Empy per un breve periodo ebbe una sua vita ‘social’.
Rispetto ai leader stranieri, di solito in Italia gli animali vengono tenuti nascosti. I nostri politici, Berlusconi a parte, non hanno mai amato mostrarsi molto in tv con la famiglia e i propri animali domestici anche se quasi tutti ne posseggono uno. Per i presidenti Usa, invece, il ‘first dog’ ha sempre rappresentato un vero e proprio mezzo di comunicazione di grande effetto.
Da Feller, il cocker spaniel di Harry Truman, a Fala, lo Scottish terrier di Franklyn Delano Roosvelt, a Luky, il cane cantante di Lyndon Johnson, da Millie, lo Spring Spaniel di George Bush Senior, a Bo, il rarissimo cane d’acqua portoghese ricevuto in regalo da Barack Obama. “Se vuoi un amico a Washington fatti un cane”, sentenziò non a caso Harry Truman, alla Casa Bianca nell’immediato secondo dopoguerra.
La palma d’oro va a Theodore Roosvelt che aveva otto cani e due gatti. Spesso il cane è ‘potente’, una sorta di arma diplomatica. E’ il caso di Koni, il cagnone di Vladimir Putin che il presidente russo, raccontano le cronache, fece entrare nel bel mezzo di un incontro bilaterale con Angela Merkel. C’è una foto (ve la proponiamo qui a fianco) che ritrae la cancelliera tedesca con lo sguardo preoccupato all’ingresso dell’ospite inatteso.