“I bagnanti – ammette – ormai ci conoscono e la Scuola si sta sempre di più istituzionalizzando, stringendo accordi con partner ufficiali. La figura dei cani salvataggio – fa notare Gasbarri – ha sempre più successo a livello operativo, anche perché diffonde l’educazione alla prevenzione in mare stando vicino ai più deboli. Un compito che portiamo avanti grazie al suo presidente Ferruccio Pilenga”.
Sul territorio nazionale, la Sics è la realtà principale nel settore della preparazione dei cani e dei loro conduttori per farne unità cinofile in grado di operare sulle spiagge italiane durante tutta la stagione balneare, impegnando cani di ogni razza purché dai 25 chili di peso in su. Bagnini a quattro zampe, certo, come quelli che hanno salvato un bimbo in mare davanti a Chioggia proprio l’altro giorno; ma non solo perché, racconta Gasbarri, “un unico cane è capace di salvare e trainare un battello con a bordo fino 30 persone con una resistenza di nuoto su distanze comprese tra i 300 mt e i 4 Km in cui cane e conduttore nuotano insieme fianco a fianco con una perfetta sinergia nel lavoro di salvataggio in acqua. Alla base di questo lavoro di squadra, c’è la profonda sinergia uomo-animale che può essere raggiunta solamente attraverso una stretta relazione quotidiana“.
Quello dei cani salvataggio è un vero e proprio mestiere. Per arrivare al conseguimento del brevetto di salvataggio, ci vuole mediamente un anno, un anno e mezzo; a quello operativo due o tre anni. E’ necessario, inoltre, seguire speciali corsi di elisoccorso con l’Aeronautica Militare e con l’elisoccorso civile. La Squadra italiana cani salvataggio è l’unica a livello internazionale ad avere questa preparazione.