di Roberta Shapira Parodi
Era una sera di settembre quando sei arrivato, stavo cercando di sollevare una pedana di un locale in cui la mia bassotta si era infilata cercando un topolino, e non ti ho dato grande attenzione, ti avevo visto in un post, mi avevano colpito 2 occhioni enormi, colmi di tristezza, dentro un comodino ma non avevo deciso di adottarti, eri a Genova e avevi bisogno di uno stallo e io avevo posto. Ti avevo messo in braccio a Giacomo ,mio figlio ,eri così piccolo, ciccione e malato, e insieme siamo andati a casa. E lì ti ho osservato meglio: un piccolo dittatore febbricitante. Mi osservavi diffidente, ti nascondevi sotto la coperta della tua cuccia e non muovevi un muscolo, nemmeno quando la mia bassotta incuriosita ti annusava… e mi sono innamorata, mi sono innamorata dei tuoi sguardi, dei morsi che elargivi senza denti che facevano impazzire la gente, del tuo carisma, del tuo naso storto. Ci hai messo due anni a scodinzolarmi, e tre a darmi un bacino, non conoscevi nulla, né le più piccole dimostrazioni tra cane e umano, né gli inviti, pappa andiamo, biscotto, per te erano parole dimenticate, avevi passato troppo tempo dimenticato in quel comodino, in quel terrazzino lontano da tutto e da tutti, e non ti fidavi più.
Piano piano siamo riusciti ad instaurare un rapporto, unico inestimabile, di silenzi e di sguardi, di carezze e baci, sembra quasi che io racconti la storia di due amanti, ma noi due eravamo di più, un unica anima. Due anime che si fondevano guardandosi, non avevamo bisogno di parole,.
Potrei raccontare mille aneddoti di te, quando provai a farti nuotare e tu andasti a fondo in un attimo, e io che credevo che tutti i cani sapessero nuotare, di quanto hai morso un vitello in una fattoria e noi a scappare dalla mamma inbulafila, di quando sfilavi fiero con il tuo Blutovan, quando in Austria ti ragalarono un biscotto enorme e tu senza denti ci mettesti un giorno a farlo fuori di quando le tue zampine iniziavano ad essere deformate tremendamente e quando entravo in casa eri il primo che arrivava, zoppicando, per me eri un raggio di sole, vederti arrivare, vedere quanta fatica tu facessi nel fare qual piccolo tratto di corridoio solo per vedermi mi commuoveva, di quando l’anno scorso ormai quasi paralizzato ti abbiamo visto lanciarti da un muretto, cadere incolume e cercare di arrivare ad una succulenta grigliata, del fatto che in casa tutti asserissero che se io non c’ero tu non ti lamentavi, stavi bravo, ma appena mettevo piede in casa, tu ti rianimavi e reclamavi tutta la mia attenzione, delle mille notti insonni, perché tu, volevi passeggiare, di notte, forse per alleviare il dolore alle zampe, o forse solo perché eri così, tu chiedevi, io esaudivo.
Questi ultimi mesi per me sono stati uno strazio, sembravi un leone costretto in un corpo che si stava consumando, e non lo accettavi, facevi sforzi , incredibili, ti ostinavi a muovere le zampe, zampe che non volevano rispondere, e tu no, come un mulo, ci provavi , ogni momento, ogni attimo, ci provavi sempre..
Ho provato tutto, ho cercato disperatamente di farti stare meglio, ti ho comprato le calzone antiscivolo ( quanto eri bello con quelle calze..)medicine, massaggi, ti ho persino portato da una pranoterapeuta, nulla le tue zampine piano piano ti hanno tradito, e allora non hai avuto più fame ed io ho cercato le pappe migliori, le acciughe, la trippa che ti piaceva tanto, una sera mi hai mangiato tutta la porzione di gnocchi in salsa d’aglio al ristorante, ma io ero felice, perché mangiavi ed eri vivo.
Poi un giorno hai smesso di mangiare, non c’era trippa acciughe, né carne frullata, nulla, ti svegliavo ogni due ore e ti facevo bere ti cullavo, e speravo che ti addormentassi per sempre nelle mie braccia. Portarti dal veterinario è stato il gesto d’amore che ti dovevo, seppellirti con l’uomo che amo che amavi un onore, non sentivamo né il sole a picco né le dita che sanguinavano, nulla..solo un dolore sordo, in mezzo al petto, come se mi avessero strappato il cuore dal petto con una tenaglia, un dolore che ogni giorno mi ricorda che non ci sei, e ogni notte mi tiene sveglia, e non mi lascia dormire.
Oggi per tutti sei Bluto superstar; per me sei la mia piccola anima, il mio raggio di sole, qualcosa che nessuno mi sapra mai più dare, e mentre tutti mi raccontano la leggenda del ponte sull’arcobaleno, io non trovo pace e penso che sei lì solo e io non posso starti accanto; e il dolore sordo che sento mezzo al mio petto mi ricorda che c’era un cuore.