REGGIO CALABRIA – L’ultima volta che avevano chiesto al sindaco di Reggio Calabria un controllo sul canile comunale di Mortara, l’ispezione era arrivata al loro rifugio. Beh, allora ecco che Lega Nazionale per la Difesa del Cane, preoccupata per le condizioni dei cani all’interno della struttura comunale di Reggio, l’ispezione se l’è organizzata da sé insieme a volontari della sezione locale e non solo di Lndc, veterinari ed etologi, in collaborazione con i deputati Bernini e Dieni del M5S e con il supporto dei carabinieri. Gli esiti? Attesi ma non per questo meno scioccanti, con decine di cani in fin di vita per varie patologie tra cui il cimurro.
Ora Lndc, verificato e documentato il tutto, annuncia battaglia affinché i responsabili paghino per le condizioni in cui hanno lasciato vivere gli ospiti del canile comunale che, oltre che rifugio, sarebbe anche canile sanitario. “Già all’ingresso – racconta Lndc – un cartello informa che la struttura è in quarantena per un’epidemia di cimurro in base a un’ordinanza emessa da una dirigente del Comune ma, stando alla documentazione, priva della firma del sindaco“. La parte adibita a canile sanitario ospita circa 70 cani mentre altri 140 sono custoditi nella zona utilizzata come rifugio comunale. Di tutti questi animali, la maggior parte risultano non sterilizzati, quindi ci sono diverse cucciolate concepite e nate nella struttura.
“Le condizioni generali di detenzione degli animali sono apparse subito disastrose: i cani, gran parte dei quali magrissimi, vivono in situazioni igienico-sanitarie che definire precarie appare un eufemismo. In alcuni box non vi era acqua a disposizione – riferiscono i protagonisti del sopralluogo – e in altri il cibo era sparso a terra assieme agli escrementi. A peggiorare questo quadro già inammissibile ci sono le condizioni di salute degli ospiti: gli animali sani e quelli affetti da varie patologie molto contagiose (rogna e cimurro in particolare) stanno in totale promiscuità, senza alcuna forma di prevenzione per evitare la diffusione delle epidemie. Alcuni esemplari, in particolare cuccioli, versavano in condizioni disperate a causa del cimurro avanzato”.
In una stanza adibita ad ambulatorio sono stati rinvenuti due cani morenti, a uno dei quali si è reso necessario praticare l’eutanasia sul posto per evitargli ulteriori, inutili patimenti: “I responsabili – afferma una nota Lndc – hanno dichiarato che i soggetti in questione erano sottoposti a terapia, ma nella struttura non è stato possibile trovare traccia di farmaci. Inoltre, i gestori si sono rifiutati di esibire l’autorizzazione sanitaria per la struttura, elemento decisamente grave e paradossale considerando che si tratta anche di un canile sanitario“.
Visto lo stato di emergenza, Lndc ha immediatamente provveduto a proprie spese a far ricoverare presso una clinica di fiducia 15 cani, alcuni dei quali agonizzanti: “I legali dell’associazione – si annuncia in una nota – stanno valutando le azioni da intraprendere per tutelare la salute degli altri animali e assicurare che tutti i soggetti coinvolti, dai gestori della struttura al veterinario responsabile, dalla azienda sanitaria al Comune di Reggio Calabria, si assumano le proprie responsabilità per questo girone infernale chiamato canile di Mortara”.
“Quello che mi è stato riferito dai miei collaboratori, documentato da foto e video, è grave e inaccettabile”, ha dichiarato Piera Rosati, presidente di Lega Nazionale per la Difesa del Cane. “Non c’è alcuna scusa plausibile per quello che abbiamo visto e chi è responsabile di questo scempio dovrà pagare. La gestione di un canile, tanto più un canile sanitario, non può essere improvvisata da chi evidentemente non ha le competenze per garantire il benessere e la salute degli animali”.