ROMA – Cuccioli annoiati che distruggono i mobili di casa, cani portati fuori per pause pipì ‘lampo’ che iniziano a mordersi e strapparsi il pelo: i ritmi frenetici della vita in città incidono anche sul benessere dei quattro zampe di casa, moltiplicando ansia e stress. “Il passaggio da una vita ‘bucolica’, in cui il cane aveva un posto e un ruolo ben definiti, alla moderna e frenetica vita urbana, ha influito sul benessere degli animali domestici. Oggi i proprietari sono molto più attenti, a volte anche in modo maniacale, ai loro animali. Ma non hanno tempo da dedicare loro. Risultato? Cani e gatti in ansia o stressati”, spiega all’Adnkronos Salute Raimondo Colangeli, veterinario comportamentalista e vice presidente Anmvi.
Dunque come procedere in questi casi? “La diagnosi – spiega Colangeli – passa attraverso un’analisi del comportamento dell’animale, una visita completa per escludere un problema organico e un’attenta raccolta di dati relativi a stile di vita e abitudini alimentari”. Bisogna poi conoscere eventuali fattori esterni e novità che possono aver scatenato un comportamento anomalo nell’animale. Dopodiché si può fare una diagnosi di disturbo comportamentale, che può essere uno stato di ansia, una fobia, una depressione, un’aggressività da ansia. “Vediamo cani arrivati dalla campagna e vissuti in un canile, che a Roma reagiscono con attacchi di panico e una paura esagerata rispetto a rumori, traffico, altri animali. Ci sono poi cani fobici, cani competitivi e cani iperattivi”.
Se molti episodi anche drammatici di aggressioni finiscono sui giornali, “il 70% avviene in casa, e di molti non si sa nulla. Ecco perché raccomandiamo di essere particolarmente attenti in presenza di bambini, anziani e disabili”. Fra gli errori da evitare, “prendere un cucciolo tolto troppo presto alla madre: sarà un animale meno stabile e con poco autocontrollo. I cani iperattivi e ipersensibili sono difficili da gestire, e il pericolo è che vengano vessati dai proprietari”. Altro errore, instaurare un rapporto coercitivo: “Meglio premiare un comportamento corretto che punirne uno errato, quest’ultimo atteggiamento – assicura Colangeli – è sempre ansiogeno“.