E’ uno sport a tutti gli effetti, e ha il vantaggio di insegnare a superare difficoltà e insicurezze oltre ad essere perfetto per cementare il rapporto di collaborazione, complicità e fiducia tra uomo e cane: cos’è? L’agility! Adatta a tutti i cani purché di età superiore ai 18 mesi, la disciplina nasce in Gran Bretagna nel 1978. Dopo la diffusione nel Nord Europa arriva in Italia nel 1988 con i primi stage organizzati dal Gruppo Amici Razze Utilità (GARU) a Torino. A tenerli erano due giudici non italiani, ovvero il francese Jean Pierre Garcia e l’inglese Peter Lewis. Già l’anno successivo l’Enci aveva la prima bozza di regolamento, tanto vivace fu l’interesse destato. Nel 1991, infine, Enci adeguò il regolamento a quello della Federazione Cinofila Internazionale (FCI).
Abilità, destrezza, velocità e precisione sono le caratteristiche richieste per accumulare punti durante il percorso – 200 metri al massimo – costellato da ostacoli da superare nel minor tempo possibile e senza magari ricevere penalità. Gli ostacoli omologati dalla FCI sono salto in alto, siepe, viadotto o muro, salto in lungo, pneumatico, passerella, bascula, palizzata, tavolo, slalom, tunnel rigido, tunnel morbido.
I partecipanti alle gare sono suddivisi in 3 categorie in base all’altezza al garrese: small fino a 35 cm, medium fra 35 e 43 cm, large oltre i 43 cm. Ciascuna categoria, a parità di tracciato, ha ostacoli di altezza differente e differenti parametri per affrontare il percorso. Gli ostacoli non devono presentare alcun pericolo per i cani e devono essere conformi a precise prescrizioni. Poi ci sono le classi, che invece dipendono dall’esperienza.
Club di agility sono ormai presenti lungo tutto lo Stivale, dove hanno iniziato a diffondersi con successo fin dal 1991. I circuiti principali per numero di gare, di atleti e di cani iscritti sono quelli di Enci e Csen. Come si comincia? Avendo un cane! Qui la razza non conta, conta la voglia di divertirsi assieme in uno sport assolutamente di squadra in cui, se il cane è il protagonista assoluto dovendo lui affrontare gli ostacoli, il conduttore non ha certo vita facile: è lui il solo dei due a poter fare un sopralluogo sul percorso prima della gara. E’ lui che deve guidare il cane a effettuare gli esercizi nella giusta sequenza e con le combinazioni adatte. E’ lui, infine, che nella maggior parte dei casi fa sbagliare il cane sbagliando postura o comando nella foga della velocità.
E poi c’è la parte atletica, perché il bipede deve sempre essere in anticipo sul cane, a meno che questo non si assolutamente un’inafferrabile saetta, e assecondarne le caratteristiche di corsa o virata che variano da fisionomia a fisionomia canina.