NEW YORK (Stati Uniti) – Appena in tempo: la torre nord crollò alle loro spalle non appena raggiunsero i soccorsi. Era l’11 settembre 2001. L’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York avrebbe cambiato il corso della storia contemporanea e le relazioni internazionali nel pianeta. Quel giorno, in un ufficio al 71° piano di una delle Torri, c’erano anche il tecnico informatico Omar Eduardo Rivera, non vedente, e il suo cane guida Dorado, un labrador color miele.
Quando l’aereo si schiantò contro la torre dove si trovavano, Rivera pensò subito che per lui era finita: non sarebbe mai riuscito, con le sue difficoltà, a guadagnare l’uscita in tempo. Dorado sì, però. E allora, decise di dargliene la possibilità. Gli sganciò il guinzaglio, lo accarezzò sul capo e gli ordinò di scendere le scale.
Dorado obbedì. Anche spinto dalla calca, si fece largo tra fumo e fiamme verso l’uscita e perse di vista Rivera, intanto già rassegnato alla fine. Finché sentì umido sulla gamba: era il naso di Dorado, che aveva risalito le scale della Torre per tornare dal suo umano e condurlo fuori. Lo fece, con l’aiuto di un collega del non vedente. Scesero le scale pericolanti. Appena in tempo: la torre nord crollò alle loro spalle non appena raggiunsero i soccorsi.