BOLOGNA – I cani da caccia adulti rappresentano purtroppo una percentuale altissima tra i casi di maltrattamento, uccisione o abbandono in canile o peggio. Quando non possono più cacciare, la loro sorte si fa incerta e, troppo spesso, avversa. E allora a Bologna hanno pensato a loro: una seconda vita per i cani da caccia troppo vecchi o che non possono più essere tenuti dal loro padrone è l’idea alla base del progetto A caccia di una seconda vita, con cui l’Unità intermedia Salute e Città sane del Comune di Bologna intende offrire, in collaborazione con associazioni animaliste come Animal liberation e venatorie, come Federcaccia e Arcicaccia, un’alternativa all’abbandono o alla soppressione di questi cani, facilitandone l’adozione da parte di una nuova famiglia o l’impiego in progetti di pet-therapy.
L’assessore alla sanità del Comune di Bologna Luca Rizzo Nervo afferma che il progetto “risponde a un’esigenza molto sentita, che è quella di offrire ai cani che non possono più essere utilizzati per la caccia, la possibilità di essere adottati da qualcuno che abbia voglia di occuparsene e di farli stare bene”. Se funzionerà, chiosa l’assessore, “cercheremo di estenderlo a tutti i Comuni della Città metropolitana”. L’idea, spiega Patrizia Capozzi dell’Unità intermedia Città sane, è nata “dalle segnalazioni di molti cittadini, che sottolineavano la necessità di un intervento mirato per i cani da caccia all’interno della campagna contro gli abbandoni”.
Entrando nel dettaglio, Capozzi fa sapere che “il progetto partirà dalla stagione venatoria che inizierà nei prossimi giorni”. Al momento del rinnovo del tesserino, “ai cacciatori verrà dato un segnalibro con le informazioni per dare il cane in adozione, oltre a un modulo che, una volta compilato, ci permetterà di fare un’indagine statistica per stabilire quanti cacciatori hanno il cane a Bologna, e di verificare la microchippatura degli animali”. Altra particolarità del progetto è la collaborazione sia delle associazioni animaliste sia di quelle venatorie che – dichiarano Lilia Casali di Animal liberation e Giuliano Maini di Federcaccia Bologna – “pur mantenendo opinioni contrapposte sulla caccia, riteniamo che un’iniziativa come questa vada appoggiata senza riserve”.
Infine, per completare l’iniziativa, è stato ideato anche un concorso letterario per i padroni dei cani, che potranno scrivere un racconto narrandolo in prima persona dal punto di vista dell’animale. Le storie saranno poi raccolte in un libro intitolato come il progetto, ovvero A caccia di una seconda vita, pubblicato dall’editore Format-Bo.