ROMA – Ok: anni, lustri, decenni di affidamenti diretti nella gestione dei canili comunali da parte di Roma Capitale non sono un vanto e anzi, non vanno proprio bene. Ma i cani, loro che da oggi sono passibili di trasferimento dai loro box alla Muratella e all’ex Poverello verso strutture private, che colpa ne hanno? E che colpa ne hanno i lavoratori? C’è un aspetto etico, oltre la rete delle burocrazie che ingabbia il futuro dei canili romani vincolandone l’attività all’espletamento della gara europea di affidamento. Perché le leggi esistevano anche nel corso di questi anni di affidamento diretto, e proprio coloro che in tutto questo tempo hanno accettato la loro disattenzione oggi si accollano anche il danno, la punizione per ciò che hanno subito senza commetterlo: questi esseri sono i cani a cui il canile municipale ha finora assicurato, come suo dovere, cura, assistenza e prospettiva di adozione.
E che chiudere i due canili comunali sia contro la legge è anche il parere dei lavoratori, circa 100, che con lo stop all’attività delle strutture perdono di fatto il loro impiego ma che, anche, tentano di dare voce a chi non ce l’ha: ancora i cani. Incolpevoli. Impotenti. Ignari. Buoni, alla fine. E fiduciosi. “La grave decisione del Comune di Roma di chiudere i due canili comunali Muratella e Vitinia ex Poverello e di deportare i circa 650 cani e 50 gatti nei canili privati convenzionati del Lazio è contra legem“, scrivono dall’Associazione Volontari Canile di Porta Portese (Avcpp) in una nota. “Normative nazionali e regionali parlano chiaro: la presenza di un canile sanitario e di un canile rifugio – spiegano – è obbligatoria in ogni comune d’Italia ed è il sindaco, massima carica sanitaria della città, il responsabile di tutti gli animali vaganti sul territorio”.
Che proprio la capitale abdichi a questa prescrizione, poi, è ancor più rimarchevole. “Roma, che per prima ha fatto nascere una politica dei diritti degli animali 23 anni fa, ha costruito un moderno canile di accoglienza, è stata protagonista di mega sequestri di canili lager, si ritrova oggi, grazie alle decisioni del dipartimento ambiente e della gestione commissariale, a delegare ai canili privati, in molti casi di proprietà di imprenditori del randagismo, la custodia di animali e l’erogazione di chissà quali servizi ai cittadini con chissà quali operatori professionalizzati. Il tutto in nome di una legalità che per il comune di Roma è sempre più una vuota parola, buona a chiudere canili comunali, licenziare operatori, emarginare animali“, attaccano dall’Associazione.
“A cominciare dal giugno del 2008 – ricostruisce Avcpp – il comune di Roma ha volutamente intrapreso una lunga serie di decisioni che hanno messo in ginocchio gli animali e chi se ne occupa: quattro gare per la gestione dei canili comunali bandite e nessuna andata a buon fine. Gare al massimo ribasso prima promulgate e poi non assegnate. Strutture comunali chiuse in nome di una presunta mancanza di messa a norma. Corsie preferenziali per le cooperative di Mafia Capitale con una lunga serie di funzionari e dirigenti arrestati, inquisiti e segnalati. Rifiuto a rispondere agli accessi agli atti presentati dalle associazioni e via dicendo. Il risultato di queste scelte non può però in alcun modo riversarsi su animali, operatori, volontari e cittadini, vittime oggi di una presunta impossibilità a dare una proroga di convenzione fino alla famosa gara europea ad un gestore (Avcpp) che in 20 anni ha onorato il mandato conferito”.
Avcpp ricorda qualche dato: “Muratella accoglie ogni anno una media di 2600 nuovi animali feriti, malati, maltrattati, smarriti o sequestrati, tutti bisognosi di cure e di stabilizzazione, che si vanno ad aggiungere ai circa 650 mediamente presenti ogni giorno. I canili comunali di Roma hanno raggiunto, grazie alla fiducia dei cittadini, il punto di pareggio: ogni anno, tanti cani entrano e tanti cani escono dalle gabbie, grazie alle adozione o al ricongiungimento con le famiglie che li avevano smarriti”. L’Associazione Volontari Canile di Porta Portese onlus non profit, che dal 1997 gestisce le strutture comunali dopo aver partecipato a tutte le gare emesse dal comune di Roma, impedirà in tutti i modi possibili la deportazione degli animali presenti a Muratella e al rifugio Vitinia ex Poverello e invita i cittadini romani (una media di 20.000 persone l’anno) a continuare a recarsi in canile per ricevere i servizi cui sono abituati: adozioni, consulenze comportamentali, ufficio smarrimenti e ritrovamenti, ufficio legale per le pratiche di sequestri e dissequestri di animali, servizi erogati dalle Asl. “Spetta alla burocrazia – affermano – trovare la soluzione per non privare la città di un servizio che funziona. Volontari ed operatori continueranno a fare la loro parte, come ogni giorno da 20 anni”.