ROMA – Randagismo: finalmente se ne parla, con un dibattito che va dal politico al civico attraverso una gamma di proposte e suggerimenti che mettono a fuoco posizioni, bisogni, numeri di un fenomeno che in alcune regioni sfiora l’emergenza, ma che ovunque in Italia riempie i canili. Così dopo il Pd, Anci ed Enpa ecco che Legambiente esprime la propria analisi esponendo le proprie soluzioni. Innanzitutto invocando interventi maggiori, a cominciare dalla “armonizzazione degli sforzi pubblici e privati e dalle politiche nazionali e locali, fino all’aumento dei controlli e dell’informazione”.
Ed è una sorta di decalogo, la formula vincente secondo Legambiente: “Del randagismo – riflette la presidente dell’associazione Rossella Muroni – si continua a parlare troppo poco e quasi solo in occasione di tristi fatti di cronaca. La questione, invece, ha urgente bisogno di un cambio di passo da parte delle istituzioni. E’ evidente che le politiche del settore in Italia, dove solo alcune realtà hanno saputo costruire esperienze positive, devono uscire dalla fase pionieristica e trasformare le buone pratiche in patrimonio diffuso e pratica viva in tutto il Paese”.
Nei canili italiani, secondo le stime ufficiali, dovrebbero esserci circa 750 mila cani in attesa di una famiglia. E nel decalogo di Legambiente il primo punto è occupato dal ”tavolo nazionale permanente su animali d’affezione con Anci, Regioni e Governo che rendiconti annualmente le azioni decise, i risultati attesi e quelli raggiunti”. Poi, tra gli altri punti, servirebbe un accordo Regioni-Governo per passare entro 12 mesi dalle attuali 21 banche dati regionali dell’anagrafe canina ad un’unica banca dati nazionale; ed ancora si va da un maggior sistema di controllo a incentivi per l’adozione di cani o per la sterilizzazione fino al sostegno ad organizzazioni no profit che adottino animali.