cani-randagiMILANO – “Le leggi vengono disattese e così si assiste a una serie di ‘abbandoni legalizzati’ proprio da parte di chi dovrebbe occuparsi del benessere e della tutela degli animali”. A parlare così sono i vertici della Lega Nazionale per la Difesa del Cane che – all’indomani della notizia di una cagnolina colpita alla bocca da uno sparo poco tempo dopo essere stata sterilizzata, microchippata e rimessa sul territorio nel napoletano dalla ASL locale – chiede maggiori controlli e maggiore senso di responsabilità da parte delle autorità preposte.

Quella della reimmissione dei cani sul territorio di appartenenza, spiega LNDC, è una pratica regolamentata dalle varie leggi regionali sul randagismo e sulla tutela degli animali d’affezione e ammessa dalla Circolare del Ministero della Sanità n. 5 del 2001 sull’attuazione della Legge Quadro 281/91. La suddetta Circolare, però, precisa che tale soluzione non può essere assunta come misura definitiva ma doveva, nel 2001, intendersi come un rimedio temporaneo. Sempre la Circolare fa riferimento anche alla figura del “cane di quartiere”, dotato di notevole capacità di adattamento e affidato alla popolazione della zona in cui vive per fornirgli alimenti e alloggi di fortuna.

randagismo_420x470-300x336Tuttavia, a 14 anni da quella Circolare, la pratica di rilasciare liberi sul territorio i cani dopo la sterilizzazione e la microchippatura sembra essere diventata un uso diffuso anziché una soluzione temporanea, particolarmente in alcune parti del centro-sud, e spesso – si legge in una nota LNDC – si tramuta in un vero e proprio “abbandono legalizzato” in totale contrasto con le direttive ministeriali di allora che sono tuttora valide. Sono sempre più frequenti i casi di cani letteralmente rimessi in strada anche se incapaci di adattarsi alla vita in libertà, terrorizzati e a volte anche bisognosi di cure per varie patologie.

“Questo fenomeno – osservano dalla Lega Nazionale per la Difesa del Cane – è spesso causato dal fatto che i Comuni stessi non adempiono ai loro obblighi previsti dalla Legge Quadro, in primis quello di costruire nuovi rifugi per cani o risanare quelli esistenti e affidarne la gestione in via prioritaria alle associazioni protezionistiche e non certo a chi dei canili convenzionati ha fatto un business. Ovviamente sulla pelle dei loro prigionieri”. Lega Nazionale per la Difesa del Cane chiede maggiori controlli da parte delle autorità preposte e un maggiore senso di responsabilità da parte delle Asl che reimmettono sul territorio cani senza assicurarsi che possano ricevere le attenzioni di cui hanno bisogno e che non siano un pericolo per loro stessi, per la circolazione stradale, per la cittadinanza. “E’ importante ricordare – concludono – che i cosiddetti randagi sono a tutti gli effetti di legge di proprietà del sindaco del Comune in cui si trovano, che secondo le normative vigenti dovrebbe occuparsi della loro custodia, tutela e benessere. Ma purtroppo in moltissimi casi non lo fa”.

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