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In Bosnia Erzegovina il randagismo è un problema endemico

BANJA LUKA / PRIJEDOR (Bosnia Erzegovina) – Terza missione di supporto per il contrasto al randagismo in Bosnia Erzegovina per ENPA, l’Ente Nazionale Protezione Animali, la cui Unità di Intervento Nazionale guidata da Antonio Fascì parte domani alla volta delle città di Banja Luka e Prijedor. La missione è stata organizzata dopo un drammatico appello raccolto dalla Sezione Enpa di Treviso. Nelle ultime settimane, l’Unità di Intervento Nazionale Enpa ha ricevuto sostegno da ben 51 Sezioni della Protezione Animali sparse in tutto il Paese: dal Piemonte alla Sardegna, fino alla Sicilia, che pure ha molti problemi con il randagismo. Le Sezioni Enpa hanno conferito cibo e materiali (oltre al petfood, saranno consegnate cucce e strumenti), ma si sono anche impegnate a sostenere economicamente le piccole associazioni bosniache.

La spedizione ENPA porterà 2 tonnellate di aiuti alimentari da destinare a due associazioni con le quali l’Ente collabora da tempo: Prijedor Emergency e Sapa U Srcu – Zampa nel cuore. Entrambe le associazioni gestiscono rifugi di fortuna all’interno dei quali i randagi accuditi sfuggono allo sterminio. A Banja Luka e a Prijedor, poi, i rappresentanti Enpa avranno inoltre incontri istituzionali nel corso dei quali le autorità locali saranno invitate ad applicare correttamente le normative, ad avviare un piano di sterilizzazioni e a contrastare lo sterminio dei randagi; sterminio che ormai si fa per strada e nelle campagne. Enpa fornirà – se richiesto – tutto il suo supporto tecnico e veterinario. Intanto al suo ritorno, previsto il 19 novembre, l’Unità di Intervento Nazionale porterà in Italia sei cani bosniaci bisognosi di cure particolari. Entro la fine dell’anno, inoltre, l’Unità di Intervento Nazionale tornerà in Bosnia per realizzare, a Banja Luka, un piccolo rifugio e per portare ancora cibo e materiali.

Perché in Bosnia sulla carta la normativa non sarebbe male. La legislazione in materia di protezione degli animali in vigore dal 2009 sarebbe molto vicina agli standard europei, solo che non viene applicata per via delle limitate risorse economiche a disposizione. Così la situazione dei cani randagi nel paese diviene sempre più drammatica di giorno in giorno, e la soluzione che viene praticata è la soppressione dei randagi. Il numero delle sterilizzazioni è molto basso, i rifugi sono pochi e non adeguati, l’anagrafe canina stenta a decollare. E non esistono dati attendibili: gli unici sono quelli dell’organizzazione inglese Dogs Trust, presente a Sarajevo con un ufficio, che a ottobre scorso ha stimato in oltre 15.000 i randagi presenti in quell’area, di cui quasi 8.000 in città.

La missione che comincia domani ha la collaborazione dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo. “Il randagismo è ancora oggi in Bosnia Erzegovina – ci ha scritto in una lettera l’ambasciatore Ruggero Corrias – un problema endemico, cui le autorità faticano a trovare una soluzione in grado di garantire la sicurezza e il benessere dei cittadini e che sia rispettosa dei diritti di questi animali. L’Ambasciata – ha aggiunto Corrias – segue con molta attenzione la questione e ha in diverse occasioni sensibilizzato le autorità locali in questo senso. Ritengo perciò molto importante, nonché testimonianza dell’amicizia e solidarietà che legano l’Italia a questo Paese, la missione di supporto che vi accingete a effettuare in Bosnia”.

“Andiamo in Bosnia senza dimenticare i problemi che l’Italia ha con il randagismo”, ha dichiarato la Presidente Nazionale dell’Enpa Carla Rocchi. “Ma nei Balcani si tratta di combattere per salvare la vita a migliaia di cani e questa quotidiana lotta è affidata a pochissimi volontari. La Bosnia Erzegovina è un Paese che entro la fine dell’anno chiederà ufficialmente di entrare a far parte dell’Unione Europea. In questa prospettiva, deve armonizzare agli standard europei non solo la legislazione, ma anche le pratiche”.

 

 

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