CITTA’ VARIE – “Abbiamo pensato che magari tante persone lavorando non hanno tempo per far sfogare il proprio cane quanto il suo benessere richiederebbe. E allora in quei casi ci siamo noi di Van Dog con il nostro asilo diurno. Li andiamo persino a prendere a domicilio, se il padrone non può portarcelo fino a via Tiberina dove abbiamo la nostra sede”. A parlare così è Matteo, uno dei soci dell’associazione Van Dog di Roma che giusto nel settembre scorso ha inaugurato un asilo diurno per cani. “Invece che da soli – prosegue – i nostri ospiti a quattro zampe stanno insieme con i loro amici, giocano con noi e tra loro e corrono e si divertono. Che c’è di meglio?”.
L’iniziativa di Van Dog a Roma pare l’uovo di Colombo e in effetti esperienze, imprenditoriali e non, di questo tipo si sono negli anni moltiplicate in tutta Italia. E se anche il Bel Paese non si colloca ancora ai livelli della Germania, dove dopo il primo Huta aperto nel 2003 ad Hannover gli asili per cani rappresentano oggi un autentico boom, sono ormai poche le città prive di questo servizio. Pionieristico nel settore resta l’asilo Il Circolo delle Coccole di Firenze, ideato e fondato nel 2013 dalla ormai ex senatrice radicale Donatella Poretti e punto di riferimento per i fiorentini ma anche per chi visita la città per turismo o per affari. A Prato c’è Il Nido di Fido, mentre a Milano – dove attualmente non c’è che l’imbarazzo della scelta – fa storia l’asilo Good Dog attivo dal 2008. A Palermo, ancora, il servizio è assicurato dall’Associazione Amici degli Animali Città di Palermo e a Cagliari dalla Scuola cinofila CUD. Poi c’è chi si specializza: a Napoli, ad esempio, nel gennaio scorso il team della CANbridge University ha aperto il primo asilo che asilo lo è davvero, perché è riservato ai cuccioli tra i 2 e i 5 mesi di età.
Ma cosa deve fare chi, vinto dalla propria passione per i cani, decidesse di farne la propria occupazione? Beh: non ci si improvvisa. Alcuni requisiti e pratiche di avvio (partita Iva, iscrizione al registro delle imprese, permesso e certificazioni Asl) sono comuni a quelli per qualunque altra attività. Poi però, ci sono norme specifiche per la organizzazione logistica della struttura, ad esempio, che deve essere rispettosa dei regolamenti sia territoriali che nazionali ed europei. Così, si dovrà studiare un assetto che garantisca massima igiene e benessere degli animali evitando al massimo il rischio dell’insorgere o del diffondersi di malattie. Poi ci sono dimensioni standard per i box, una distanza determinata dalle aree residenziali eventualmente adiacenti, materiali particolari e assolutamente lavabili da poter impiegare e ovviamente impiantistica a norma. Esaurita la parte tecnica c’è lo staff, perché la passione non basta: servono competenze per lo meno di primo soccorso per gestire eventuali emergenze e servono educatori professionisti per seguire gli ospiti e farli interagire, giocando, nel migliore dei modi e senza pericoli.