ROMA – La sua sorte era segnata fin dall’inizio, ma compì la sua missione senza potersi tirare indietro. Era il 3 novembre del 1957 quando la cagnolina Laika morì di terrore e di stenti, di troppo caldo e troppo freddo, di fame e sete, a bordo dello Sputnik 2. Ed era solo il primo di altri animali mandati nello spazio dall’Unione Sovietica per testare la sopravvivenza di una creatura vivente fuori dalla Terra. Laika, una piccola randagia trovata per le vie di Mosca il cui vero nome era Kudrjavka, “Ricciolina”, fu mandata nello spazio il 3 novembre di 58 anni fa quando alle 2:30 lo Sputnik 2 venne lanciato dal Cosmodromo di Bajkonur.
Laika era una meticcia di circa tre anni, forse metà Husky e metà Terrier stando ai pochi resoconti arrivati all’attenzione pubblica. La cagnolina salì sulla capsula che era attrezzata per il supporto vitale e che portava cibo e acqua, ma quel viaggio non prevedeva rientro. La sorte della ‘cucciola’ era quindi segnata fin dall’inizio. Sullo Sputnik 2 c’erano sensori tali da permettere il monitoraggio dei segnali vitali dell’ignara passeggera, come pressione sanguigna, battiti cardiaci e frequenza respiratoria.
La versione ufficiale dell’epoca data dal governo sovietico fu che Laika sopravvisse per “oltre quattro giorni”. Tuttavia, solo nell’ottobre 2002 furono resi noti i risultati di nuove ricerche compiute da uno scienziato russo. E’ stato lo scienziato Dmitrij Malashenkov a rivelare, decenni più tardi, che Laika sopravvisse appena tra le 5 e le 7 ore dopo il decollo, uccisa dagli sbalzi di temperatura: troppo caldo, troppo freddo hanno fermato la sua piccola vita.
La missione di Laika non fu l’ultima di un animale nello spazio, dopo di lei altri cani furono lanciati a bordo di satelliti, ma solo il 20 agosto 1960 le cagne Belka e Strelka furono le prime a rientrare sane e salve a terra da una missione spaziale a bordo del satellite Sputnik 5.